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Il Cavaliere: "Adesso il Pd ammetta la sconfitta"

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[...]il suo messaggio direttamente a Walter Veltroni. Chiede proprio a lui, a due giorni dal loro incontro a Montecitorio, un atto di umiltà. Certo, «la data delle elezioni non può essere oggetto di trattativa», ammette il Cavaliere, «perché è una competenza esclusiva del capo dello Stato. Ma prendere atto che una fase politica è finita - spiega al settimanale Tempi -, questo sì, è un atto di realismo che da Veltroni mi aspetto». Berlusconi è convinto che il leader del Pd «non abbia nessuna voglia o interesse a difendere un governo già morto. Non mi pare - dice - abbia la vocazione di certi soldati giapponesi, che continuano a combattere per l'Imperatore non rendendosi conto che la guerra è finita da un pezzo». Così il leader del centrodestra ha deciso di scoprire le carte in tavola ancor prima dell'incontro con Veltroni. E «cala» le sue due condizioni indispensabile per portare avanti un dialogo: «La prima è la buona fede da parte di tutti», che per il Cavaliere significa non aprire trattative sulla legge elettorale solo per guadagnare tempo; «la seconda», appunto, è ammettere «la necessità di andare al voto. Quando una crisi politica arriva al punto del non ritorno, la strada maestra, indemocrazia, è il ricorso alla volontà popolare». Proprio sul sistema elettorale Berlusconi anticipa le polemiche. All'incontro con Fini, Veltroni aveva ammesso la sua preferenza per il proporzionale, superando il premio di maggioranza, con la scelta degli elettori, ma anche con rafforzi il sistema bipolare. «Serve un proporzionale con un'alta soglia di sbarramento - propone l'ex premier - e che renda più efficiente il bipolarismo». Insomma, Berlusconi considera sì il sistema tedesco tra quelli da prendere in considerazione, ma «insieme allo spagnolo, che è più semplice e più adatto alla situazione italiana». Ad ogni modo su questo punto il presidente di Forza Italia è disposto a discutere. È disposto anche a ricucire lo strappo con gli alleati. Le tensioni dei giorni scorsi avevano creato un clima poco sereno tra lui, Fini e Casini, e ora per smorzare i toni puntualizza che «rimangono» i suoi «alleati preferenziali, anche le amministrazioni locali». Certo, «se le prospettive divergono è giusto che ciascuno scelga la propria» strada. «Saranno poi gli elettori a valutare. È questa la semplice e preziosa regola della democrazia». Ma nel progetto del Pdl, che Berlusconi, in visita ieri ai Circoli della Brambilla a Milano, colloca al 34,8%, vuole far convergere An e Udc. E rilancia: «Fossi in loro aderirei subito. Quello che chiedo agli elettori è un partito che chieda consenso su un programma, per qualcosa e non contro qualcuno. Tutti i cittadini di buona volontà sono invitati a farne parte», dice. Se il Cav tende una mano agli alleati, chiude invece sulla Cosa Bianca: «Mi pare un'ipotesi remota. L'area di centro è già stabilmente occupata da noi, avrebbe uno scarso spazio elettorale».

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