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Guerriglia ultra intorno all'Olimpico Assaltati commissariati e caserme

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La notturna Roma-Cagliari rinviata, ha giocato a favore dei casseurs de' noantri che hanno avuto via libera per trasformare i quartieri intorno allo stadio Olimpico a Roma in un campo di battaglia. E hanno vinto. Distrutti mezzi delle polizia e dei vigili urbani. Distrutto un commissariato e assaltata la caserma delle volanti. E ancora distrutta la sede del Coni al Foro Italico. Una serata di follia scandita da bombe carta, razzi, lacrimogeni e danni. Tanti danni alla città con due quartieri feriti dal passaggio dell'orda inferocita. La scintilla o meglio il via alla guerriglia da banliues scocca verso le 18,20 quando ormai è ufficiale che la partita non si giocherà. L'obiettivo è chiaro: colpire le divise. I primi a farne le spese sono i vigili urbani dal lato dello stadio che si affaccia sulla Farnesina. Sembra poco più che una scaramuccia. Interviene un contingente di polizia schierato sotto la Curva Nord. I «guerriglieri» con la sciarpa giallorossa arretrano. È solo una mossa per ricompattare le file e attendere rinforzi. In un baleno lo schieramento di poliziotti e carabinieri viene bersagliato da massi e bombe carta. Razzi di segnalazione sparati contro gli scudi delle guardie, colorano la notte. I lacrimogeni lanciati dalle forze dell'ordine perdono efficacia sotto la pioggia battente. I «tifosi» al grido «Assassini» caricano la polizia e la respingono fin dentro la Nord. Gli lanciano dietro di tutto: pietre, bastoni, tondini di ferro, bombe. La sindrome G8 costringe le divise ad arretrare e subire l'assalto proteggendosi dietro gli alti cancelli dello stadio. Fuori l'orda barbarica esulta e serra le fila. Inquadrata come un esercito, forte del successo si dirige verso il lungotevere. Attraversa ponte Duca d'Aosta. Il cappuccio della felpa calcato sul capo. Qualcuno indossa il casco da moto. Tutti hanno qualcosa in pugno: una pietra, un bastone, una spranga. Poi ci sono gli «arditi»: quelli con razzi e bombe carta. Avanzano spediti chiudendosi dietro le strade con barriere di cassonetti posti al centro della strada. Una strategia da manuale di guerriglia urbana sofisticato. L'orda, sono ormai trecento, romanisti e laziali uniti, va diretta verso via Fuga dove si trova il commissariato Porta del Popolo. Non trovano ostacoli, si muovono silenziosi non scandiscono slogan. Non urlano. Ma appena arrivano davanti all'ufficio di polizia scoppia tutta la rabbia. Tornano i cori «Assassini» «Bastardi» «Uscite fuori se avete coraggio» e via con sassi e bombe carta. Un pullman della polizia viene incendiato e le fiamme minacciano gli appartamenti sovrastanti. La piccola stradina si riempie di fumo acre e il fuoco arrossa la scena. I guerriglieri della curva lasciano dietro di sè la devastazione e già puntano a un altro obiettivo. Non lontano c'è la caserma del Reparto Volanti di Roma. In via Guido Reni arrivano, nonostante le telecamere che sorvegliano tutto il perimetro, inaspettati. Una bomba carta apre il varco alla porta carraia e solo la strenua difesa di un gruppo di agenti e di un funzionario impedisce ai teppisti di impadronirsi della caserma. Fuori è l'inferno. Auto e moto distrutti, un bus dell'Atac rimane bloccato: a bordo più di una persona si sente male. Intanto scoppiano corpo a corpo tra gli ultras e gli agenti del Reparto Celere sopraggiunto a dare rinforzo ai colleghi assediati. Ma i «tifosi» non cedono terreno e quando qualcuno rimane indietro in balia dei manganelli delle guardie ecco scattare la solidarietà del branco che va a recuperare a colpi di spranga il malcapitato. Il bilancio è devastante. Distrutte auto, sfondati i vetri anti proiettile del corpo di guardia della «Maurizio Giglio», diversi agenti contusi. «Non è possibile subire tutto questo», urla un agente e gli fa eco una signora dalle finestra: «Metteteli in galera e buttate la chiave. Sono animali». Arrivano i rinforzi. Le lucciole dei mezzi irradiano fasci di luce blu. Piove. Sembra tornata la calma. Ma è solo apparenza. Un quarto d'ora, il tempo di attraversare nuovamente il ponte ed ecco che la squadra di assaltatori va alla carica della sede del Coni. Una bomba carta fa scempio dell'orologio del count-down delle Olimpiadi di Pechino 2008. Distrutte anche le vetrate e i computer che si trovavano nella reception. Le guardie giurate, terrorizzate si barricano dentro. Intanto con una strategia che sembra studiata nei dettagli ecco che 200 «mujaheddin da stadio» riescono a entrare nell'Olimpico dopo aver compiuto un'azione diversiva con le forze dell'ordine lì schierate. Ma la notte non è finita e i «casseuer» continuano la loro sistematica ricerca di «guardie assassine» da colpire. Prossimo obiettivo la stazione dei Carabinieri Ponte Milvio in via Cassia. Anche qui lancio di sassi e petardi contro l'edificio. Bilancio provvisorio decine di feriti, 3 arresti e danni ingenti per la città. La follia non finisce qui. Gli stadi restano le banlieues d'Italia.

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