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«Dialogare? Il tempo è scaduto»

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Ma, centristi esclusi, la Cdl parla ad una sola voce e respinge al mittente la proposta del leader del partito democratico. Il partito di Casini sollecita da mesi un'intesa sulla riforma elettorale, chiedendo senza tentennamenti una svolta «tedesca». Per questo, il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione annuncia che i centristi sono pronti a confrontarsi: «Veltroni ci chiami e fissiamo un appuntamento». Poi rilancia: «Troveremo un accordo se ragioneremo su ciò che si può fare in Italia, e cioè il sistema tedesco». Ma per il resto, nel centrodestra, è tutto un coro di «no grazie» ed «è troppo tardi». «Incontrare Veltroni? Deciderà Fini, ma mi sembra ormai tardi, visto il punto al quale siamo arrivati», chiude la porta al dialogo il capogruppo di An al Senato Altero Matteoli. Una posizione che ricalca, spiegano da via della Scrofa, quella del leader Gianfranco Fini. Sulla stessa linea il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, per il quale il confronto può instaurarsi solo fra leader che «si rispettano e si riconoscono». Quello che ieri a Milano non ha fatto proprio Veltroni, rimarca Bondi: «Perciò la sua richiesta di un confronto sulla legge elettorale, che può e deve svolgersi in Parlamento, rappresenta soltanto un'ulteriore espediente per camuffare le proprie intenzioni politiche e per non prendere atto, come sarebbe doveroso, della crisi irrimediabile dell'attuale quadro politico». Ancora più esplicito il vicecoordinatore Cicchitto: «Veltroni è fuori tempo massimo». La Lega, infine, che ha giurato in più occasioni di essere pronta a dialogare «con il diavolo» pur di ottencere le riforme. Roberto Calderoli, che per la Cdl da settimane segue il confronto «sotterraneo» fra i due poli, legge come fuori tempo massimo la disponibilità offerta dal segretario del Pd. «Veltroni ha sempre differito una risposta sulle nostre proposte, una volta dicendo che c'erano le primarie del Pd, altre volte portando altre motivazioni. Quindi oggi mi viene il dubbio che sia solo un modo per arrivare fino al 2009 senza votare».

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