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Colpo di fulmine alla stazione. Così Silvio pedinò la prima moglie

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Eancora: dalle confidenze di Franca Ciampi e Anna Fassino alle confessioni inedite delle ultime due amanti di Bettino Craxi; dai racconti della turbolenta vita sentimentale di Benito Mussolini agli «amori comunisti» di Gramsci e Togliatti alla drammatica vicenda della moglie di Aldo Moro. Ecco un'anticipazione dal capitolo Romano e Silvio, Flavia e Veronica. Storie incrociate d'amore e potere.. «Sempre fra un trenta e un trenta e lode» continua Berlusconi «riuscii a diventare un esperto in cornici d'arte e a mettere su una piccola attività commerciale che visitava i Cral delle grandi aziende per vendere, a condizioni vantaggiose, gli elettrodomestici della Ignis, della Chiminello e della Lin-coln. Il papà di Fedele Confalonieri era il responsabile della filiale di Milano della Ignis, di cui lo zio, il cavalier Giovanni Borghi, era il proprietario. Una signora aveva acquistato da noi un frigorifero e le avevamo assicurato che l'avrebbe avuto per il giorno del suo compleanno, che era di sabato. Purtroppo, il frigorifero arrivò dalla fabbrica di Comerio soltanto nella tarda serata del venerdì, quando non c'era più nessuno nella filiale per consegnarlo. Ma io avevo già come punto d'onore indefettibile quello di mantenere gli impegni. Convinsi allora il papà di Fedele ad aprire personalmente il magazzino il sabato mattina, affittai un camioncino, caricai il frigorifero e lo trasportai sino all'indirizzo della cliente. Che brutta sorpresa! Abitava al quinto piano, e non c'era ascensore. Con l'aiuto del portiere mi caricai il frigo sulle spalle, salii tutti i piani, uno a uno, con una fatica disumana, e resi felice la nostra cliente che era gentile e avvenente… (Mi par di capire che la signora compensò piacevolmente il sacrificio del giovane Berlusconi). Da allora la mia considerazione e il mio rispetto per chi si mette sulla schiena carichi del genere è assoluta». La piccola azienda cominciò a vendere anche prodotti della Siemens. «Contribuii al lancio di un asciugacapelli leggero, molto avanzato per quei tempi. Quando alcuni decenni dopo venne a trovarmi a palazzo Chigi il presidente mondiale della Siemens, gli raccontai l'episodio, e lui s'impegnò a ricercare uno di quegli oggetti per donarmelo». (Fu a questo punto che Gianni Letta, il quale assisteva alla conversazione, si ricordò che il capo della filiale italiana della Siemens, Luigi De Vecchis, gli aveva telefonato per avvertirlo di aver trovato uno di quegli asciugacapelli nel museo aziendale. Letta lo richiamò, e la consegna avvenne l'indomani stesso: l'apparecchio, nero e di piccole dimensioni, era un cono rigido senza braccio, molto simile alle vecchie cornette dei telefoni di bachelite. Era, in effetti, un phon molto avanzato per la metà degli Anni Cinquanta, visto che sarebbe utilizzabile anche oggi da chi viaggia. Berlusconi promise a De Vecchis che lo avrebbe collocato nelle stanze dove conserva i suoi ricordi più cari). Nel 1959 conobbe la sua prima moglie, Carla Elvira Dall'Oglio. «Avevo accompagnato una mia amica alla stazione centrale di Milano e, mentre la salutavo con la mano, vidi un'altra mano agitarsi davanti a me per salutare un ragazzo che era salito sullo stesso treno. La titolare della mano era bellissima. Uscii dalla stazione e me la ritrovai intenta a osservare una vetrina. Raggiunsi la mia auto al parcheggio e mi avviai sulla strada di casa. Ma, alla fermata della "circolare", rieccoti la bellissima che saliva sull'autobus. "Sta andando nella mia direzione" pensai. "Se scende prima…". Morale: di fermata in fermata arrivai sino a piazza Etiopia, dall'altra parte di Milano. Lei scese, si avviò verso il centro della piazza, io la precedetti, parcheggiai e le andai incontro venendo dalla direzione opposta. "È incredibile" le dissi "ma lei mezz'ora fa non stava alla stazione centrale? L'ho vista e l'ho ammirata mentre stava salutando una persona…" Lei arrossì: "Salutavo il mio ragazzo…". "Anch'io la mia ragazza. Adesso, però, siamo soli. Soffriamo la solitudine…". "Di già?". Fu allora che, mutuando una battuta di Alberto Sordi, le dissi: "Ma è proprio nei primi momenti che si soffre di più…". Le estorsi il numero di telefono, diedi inizio a una corte appropriata, e Carla diventò… mia moglie». Si sposarono cinque anni dopo, nel 1965. Carla aveva 25 anni, Silvio 29. Nel 1966 nacque Marina, nel 1969 Piersilvio. Nel frattempo il successo imprenditoriale di Berlusconi cresceva e nel 1977, a 41 anni, fu nominato Cavaliere del lavoro, il più giovane d'Italia. Da Carla si separò nel 1985, quando - come vedremo - aveva già conosciuto Veronica. «Con Carla, anche dopo la separazione, ho sempre avuto uno splendido rapporto. È stata un'ottima madre, ha tirato su benissimo i nostri due figli. Tra noi non sono mai venuti meno l'affetto e il rispetto, ma Carla si era accorta di aver sposato un uomo diverso da quello che lei considerava ideale. Quale? Uno che alle 5 tornasse a casa, s'infilasse le pantofole e dedicasse a lei e ai figli tutta la sua attenzione. Lo diceva in maniera esplicita. Io, invece, rientravo a mezzanotte, lavoravo anche il sabato pomeriggio e la domenica, perché quegli anni furono decisivi per affermarmi come imprenditore e non disponevo dei 56.000 collaboratori che avrei avuto in seguito. Con Carla, comunque, ci siamo frequentati anche dopo le nozze con Veronica. Ho passato diverse vacanze con lei, con Marina, con Piersilvio, con Fedele e con Gianni alle Bermuda». Letta conferma: «Fu la presenza gradevolissima di una signora dotata di una discrezione assoluta».

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