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Anche i commercianti «amici» contro Prodi

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Lo afferma in una nota la Confesercenti, che aggiunge: «Siamo in presenza di un atto miope che penalizza il vero motore dell'economia e dell'occupazione. Comprendiamo il ruolo dei sindacati che intendono garantire i lavoratori organizzati nel sistema produttivo, ma è inaccettabile che sia il Governo che le forze politiche non abbiano il coraggio di fare realmente i conti con la posizione unitaria delle cinque associazioni delle Pmi che costituisce un punto forte di riferimento per oltre quattro milioni di imprese con tutto quello che contano in termini di occupazione e di valore aggiunto per la nostra economia. Eppure le Pmi - prosegue l'associazione - hanno ottime ragioni di merito per non sottoscrivere il protocollo. L'abolizione del lavoro a chiamata e i limiti ai contratti a temine penalizzano fortemente le aziende dei servizi e del turismo alle quali non si può chiedere per situazioni stagionali o contingenti di accollarsi oneri che rischiano di non garantire un servizio richiesto. E l'aggravio contributivo dei part-time brevi appesantisce ancora di più il già onerosissimo capitolo costi per le imprese del terziario». Ma non è finita qui. «Anche sul concetto di lavoro usurante - si legge ancora del documento della Confesercenti - è inconcepibile come non si sia tenuto conto dei diritti di alcune figure professionali del lavoro autonomo, come ad esempio i panificatori o quei benzinai soggetti a condizioni di lavoro particolarmente pesanti. Per queste ragioni non staremo a guardare e reagiremo. Anche mettendo in campo, se occorre, iniziative che facciano comprendere al Parlamento ed al paese quale grave errore si compie ignorando le Pmi», conclude Confesercenti.

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