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La sinistra in mezzo al guado

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CosìPrc, Pdci, Verdi e Sinistra Democratica si contorcono per uscire dall'angolo. Rifondazione, ad esempio, sceglie di proseguire lungo la strada che porta verso la rottura. «È evidente - rilancia il segretario Franco Giordano -, e lo avevamo già detto, che senza modifiche non lo avremmo votato». Che tradotto significa: o si cambia o Paolo Ferrero (ministro della Solidarietà Sociale in quota Prc) si asterrà al Consiglio dei ministri di venerdì. «I dati del comparto metalmeccanico, ed in particolare quelli della Fiat di Mirafiori e Cassino - continua Giordano -, dimostrano che la posizione della Fiom non era strumentale, ma anzi coglieva un malessere reale diffuso tra gli operai». Certo, il segretario è comunque convinto che, alla fine, i «sì» prevarranno, ma sottolinea che il voto dei metalmeccanici va «tenuto in considerazione» e che, conseguentemente, anche il risultato finale dovrà essere «interpretato». Insomma, poco importa che Fausto Bertinotti, «ingessato» dal suo ruolo istituzionale, inviti a leggere il referendum «dal punto di vista sociale, più che da quello dei numeri», Rifondazione non molla. E Ferrero conferma: «Devono esserci miglioramenti in Cdm altrimenti se il testo restasse così com'è è evidente che non può esserci una condivisione». Più conciliante, almeno a parole, il suo collega Alfonso Pecoraro Scanio. Per il leader dei Verdi «il referendum dei lavoratori è stato una grande prova di democrazia e di partecipazione». «Ora - aggiunge - è necessario tenere nella giusta considerazione il consenso ricevuto dal Protocollo. Governo e maggioranza, però, devono anche avere la capacità di dare risposte a quelle aree di malessere rappresentate da chi ha votato no, con particolare riferimento al precariato ed ai contratti a termine». E mentre l'ex Sinistra Democratica Gavino Angius invita la Cosa rossa a disdire la manifestazione contro il protocollo organizzata per il 20 ottobre, il coordinatore dei Comunisti italiani Marco Rizzo torna a parlare di brogli: «Come da copione. Peccato che nei luoghi di lavoro e nelle fabbriche, dove il controllo è molto più grande perché ci sono gli elenchi dei lavoratori e perché le persone si conoscono, il no prevalga. E invece nelle cosiddette sezioni territoriali, nei seggi volanti e nelle sedi del sindacato, dove abbiamo dimostrato che è stato possibile votare più volte, guarda caso vince il sì».

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