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IL MULLAH Dadullah ha ottenuto un altra vittoria.

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Dadullah soddisfatto ha cvoluto mettere in guardia i giornalisti »«saranno sicuri solo se imparziali», ha detto. Di etnia pashtun, nato in un villaggio vicino a Kandahar circa 40 anni fa, collaboratore del mullah Omar fin dall'inizio dell'offensiva talebana, nel 1994, ha perso una gamba su una mina nella zona di Herat. È un feroce capo militare al punto che dopo le stragi nella zona di Yakaolang dove centinaia di civili sarebbero stati trucidati e alcuni scuoiati, il Mullah Omar lo ha trasferito. Spietato, crudele ha però capito l'importanza della comunicazione, chiama i giornalisti con il satellitare, telefona alla Bbc, rilascia interviste alla tv «Al Jazeera». Catturata una preda di valore come il gionalista italiano Daniele Mastrogiacomo ha giocato le sue carte e chiesto la liberazione di importanti esponenti talebani. Tra loro ci sono i portavoce del movimento. Dadullah chiede la libertà anche per Mohammed Hanifi, 26 anni, laureato in sharia, arrestato due mesi fa a Nangahar. I servizi segreti afghani hanno diffuso subito dopo l'arresto un video interrogatorio in cui rivelava che il Mullah Omar era a Quetta in Pakistan sotto protezione dei servizi segreti di Musharraf. Dichiarazioni utili agli Stati Uniti per convincere l'«alleato pakistano» a cambiare atteggiamento. Dadullah lo voleva per ucciderlo. Ma così non è stato. Liberi in cambio di Mastrogiacomo il comandante Ustad Yasir, Latifullah Hakimi ex portavoce talebano, e poi di altre tre persone: Mansoor Ahmad, fratello di Dadullah e due comandanti, Hamdullah e Abdul Ghaffar. Mau.Pic.

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