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Teodem all'attacco: affossiamo la legge Bertinotti non ci sta: serve una battaglia

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Al Senato non ci sono i numeri e noi lavoreremo per affossarli una volta per tutte». Enzo Carra, leader dei teodem della Margherita, esce allo scoperto. Ed è polemica dentro il partito centrista. Rutelli è in difficoltà e si limita a dire che non è una priorità, facendo irritare gli alleati. ad accendere la miccia, dunque, ci pensa Carra: «Noi non complottiamo nè contro il governo nè contro il Pd - spiega il deputato centrista - Anzi, è merito nostro se Rosy Bindi è stata affiancata a Barbara Pollastrini nel gestire la questione delle coppie di fatto. E se Prodi non è andato in affanno». Carra replica all'accusa rivolta dal ministro Bindi ai teodem di aver voluto affossare Prodi e il Pd con «l'arma dei Dico». «La Bindi mi lascia allibito. Dubitare sul nostro conto è assurdo: cosa c'entriamo con il voto di Andreotti e Cossiga? Quanto al Pd, tutta l'operazione parte male non per colpa nostra, anzi ne siamo i più accesi fan, visto che noi il "dem" ce l'abbiamo anche nel nome». Durissimo con la Bindi, Carra afferma che i Dico sono stati bloccati «da una fatalità, da Rossi e Turigliatto, non da un complotto dei teodem. Piuttosto - aggiunge la Bindi ci usa come capro espiatorio per nascondere la sua vera sconfitta. Quale? nel decalogo di Prodi non c'è traccia della famiglia e la Bindi, se non sbaglio, è ministro della famiglia e non dei Dico». Scoppia la polemica dentro la Margherita, intervengono un po' tutti. Un altro deputato, Luigi Meduri si dichiara sconcertato: «Come la classica conclusione dei libri gialli: il maggiordomo è sempre il colpevole». Il capogruppo dlel'Ulivo alla Camera, Dario Franceschini è più perentorio e chiede al governo di avere «un ruolo attivo», dunque di difendere il provvedimento. Il prodiano Franco Monaco avverte: «Ciò che mi è chiaro è che la stessa sigla "teodem" è un ossimoro, anche un po' blasfemo». Un altro deputato, Gabriele Frigato, è ancora più offensivo: «Sarà mia cura trovare il tempo per accompagnare dall'oculista il collega Carra e offrirgli un nuovo paio di occhiali». «A lasciare allibiti è la reazione scomposta di Carra», insiste invece Nicodemo Oliverio, responsabile organizzativo del partito di Rutelli. Per Giorgio Merlo «finalmente i "teodem" gettano la maschera». Francesco Rutelli è costretto a mediare tra le varie anime. Sbeffeggia la teodem Paola Binetti (che aveva definito «l'omossessualità una devianza») e attacca: «Sui Dico non cade di certo il governo. Lo stesso Romano Prodi ha detto che sul tema c'è libertà di coscienza e non ve4rrà posta la fiducia». E spiega che «i Dico, pur essendo importanti» non sono fra le priorità del Paese, perché «la priorità è l'economia». I Verdi non ci stanno. Il capogruppo del Sole che ride, Angelo Bonelli, replica che «le priorità le deciderà il Parlamento: non vorrei che le parole di Rutelli rappresentassero uno stop della Margherita all'iter parlamentare del provvedimento sulle unioni di fatto». Ma il presiente della Camera, Fausto Bertinotti, si spinge oltre: «Propongo una grande battaglia politica e culturale in Parlamento e nel Paese sui Dico e sui diritti civili. Come ai tempi del divorzio». E invita «sinistra radicale e riformista, laici e cattolici» ad avviare un grande dibattito sul tema dei diritti civili, tema che Prodi ha espunto dall'elenco delle priorità del sui governo dopo la crisi. Protesta il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi: «Siamo di fronte a una vera e propria dichiarazione di guerra da parte della terza carica dello Stato ai valori del mondo cattolico, nel quale peraltro si riconosce anche una parte non marginale dell'Unione». [email protected]

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