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Il senatore di An Matteoli: «Non è inciucio FI e Ds si parlano per senso di responsabilità»

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Che non risolve i problemi di Prodi». Il governo? «È debole. Numericamente e politicamente». La legge elettorale? «Pochi ritocchi». E che non mettano in discussione «il bipolarismo». Il dialogo? «Ben venga. Per senso di responsabilità». Ma se non si quaglia «saranno i cittadini a decidere con il referendum». Altero Matteoli è un capogruppo in movimento. Il presidente dei senatori di An, in mattinata, è stato in trasferta a Montecitorio per seguire il dibattito sulla fiducia. Nel pomeriggio aveva da presiedere il congresso romano del partito. In mezzo è riuscito a infilarci il colloquio telefonico che segue. «Quella del centrosinistra è una crisi profonda», dice Matteoli. E, a suo avviso, «Prodi non ha capito l'entità della questione». Perché il Professore ha incassato il via libera delle segreterie di partito. «Ma deve ancora fare i conti con gli umori dei singoli». Che al Senato contano. E contano tutti. L'ex ministro dell'Ambiente confessa di essere rimasto un po' deluso da Follini («Non lo capisco»). Ha parole di elogio per Napolitano. Spiega perché An non ha chiesto di andare subito a elezioni anticipate. E rivela chi ispirò la parte più contestata dell'attuale sistema elettorale. Quella che assegna il premio di maggioranza al Senato regione per regione. Il governo incassa la fiducia della Camera. La crisi è formalmente archiviata. «Superata la prova del Senato, a Montecitorio si trattava solo di una formalità. Però, se io fossi nel presidente del Consiglio, più della debolezza numerica dell'Unione mi spaventerebbe la debolezza politica. Prodi non ha risolto i problemi. Li ha messi sotto al tappeto. Continua a dover fare i conti con una sinistra radicale che non vuole che il governo ottemperi ai proprio doveri di politica estera. Dall'altra parte, il Professore deve fronteggiare il dissenso dei moderati sulla questione dei Dico». E qui la fermo. Prodi ha già risolto il caso. Ha detto che sui diritti delle coppie il governo ha già fatto il suo dovere. E che ora sta al Parlamento decidere. Lineare come ragionamento, no? «Innovativo, più che altro. Questa è proprio nuova: un governo che invece di caldeggiare l'approvazione dei suoi disegni di legge li abbandona al proprio destino. Ma quando mai s'è visto?». È un omaggio a Follini. Il suo arrivo sposta l'asse della maggioranza verso il centro. «Non criminalizzo la sua scelta. La trovo curiosa. Follini, intervenendo al Senato, ha detto di voler portare un contributo per cacciare i massimalisti. E il bello è che i senatori della sinistra radicale alla fine l'hanno pure applaudito. La verità è che Marco è partito, armi e bagagli, per una sfida difficile. È solo. E non credo che avrà successo». Legge elettorale. Prodi ha rilanciato il tema con decisione. «Per An sono possibili solo pochi ritocchi al sistema vigente. E, soprattutto, noi ci stiamo soltanto se si salvaguardano principi come il bipolarismo, l'alternanza, la governabilità. Vogliamo una legge elettorale in cui i partiti indichino chiaramente agli elettori il programma e il proprio candidato premier». Se questi sono i presupposti, voi e l'Udc siete agli antipodi... «Guardi. Se Casini vuole una legge elettorale che lascia ai partiti mano libera dopo le elezioni, allora non va bene». Le sue parole vanno interpretate come un no al sistema tedesco? «Mettiamola così: aldilà dei modelli, noi vogliamo che i cittadini contino di più. Devono essere messi di fronte a una proposta chiara. I partiti non possono chiedere il voto e poi fare come gli pare». Da queste colonne, i senatori Latorre e Dell'Utri hanno rilanciato la necessità di far partire il dialogo tra i partiti più grandi delle due coalizioni. «Ma è sicuro che i partiti più grandi non stiano già dialogando?» Dica lei. «Ci sono contatti in corso. Ed è giusto che sia così. Non per inciuciare. Si dialoga per senso di responsabilità». Fini però ha rilanciato il tema del referendum. Cos'è, una chiusura al dialogo parlamentare? «Gianfranco ha detto che se si trova un accordo in Parlamento, va bene. A

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