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di SIMONA CAPORILLI IL PRIMO è stato ex ministro dell'Agricoltura nel precedente governo Berlusconi, ...

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Si è aperto ieri al Congresso di Alleanza Nazionale al Salone delle Tre Fontane dell'Eur, il testa a testa tra Gianni Alemanno e Andrea Augello. Quarantamila i voti in gioco, tanti quanti gli iscritti ad Alleanza Nazionale, tre i giorni per ascoltare i discorsi, accomodarsi in poltrona e, non da ultimo, esprimere la propria preferenza. Andrea Augello, un passato nelle fila della Regione Lazio e a parte la volontà, espressa, di presentare il proprio nome come una «candidatura di servizio», per lasciare aperto il confronto con lo sfidante Alemanno e lasciare che, il dibattito interno ad An, rimanga vivo, ha tutte le carte in tavola per mettere in discussione e, soprattutto, rendere più vivace l'elezione. Il secondo ha «trascorsi» a Palazzo Chigi e un passato da parlamentare: a ragione viene considerato come uno dei colonnelli del presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini. La posta in gioco è comunque alta. Mettersi a capo della Federazione Romana di Alleanza Nazionale significa è un po' come dire mettersi in vetrina e, soprattutto, rimettere in discussione il ruolo di An nella Capitale. Al contrario, la volontà di Augello è proprio quella di ribaltare la gerarchia presidente-colonnelli presente nel partito e, quindi, «regionalizzare il partito» a partire dalle fondamenta. E non solo. Perché, con la consegna ufficiale delle duemila firme e del programma, Sabrina Pampanini ha passato la candidatura alla guida della Federazione Romana di Alleanza Nazionale ad Andrea Augello. «Alleanza Nazionale - ha sottolineato il senatore - ha sbagliato parecchie mosse negli ultimi tempi, Veltroni se ne è accorto e ne ha approfittato come nella Finanziaria. Scegliamo questo momento, quindi, per parlare della legge elettorale. Abbiamo bisogno di un nostro Bettini, una persona che possa colmare le lacune per un laboratorio politico», ha concluso Augello.

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