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«La regolamentazione giuridica li renderebbe uguali al matrimonio»

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E la vita, con i grandi temi dell'eutanasia e dell'accanimento terapeutico, del testamento biologico e della procreazione assistita. Ma anche la lotta alla camorra a Napoli, una nuova politica in Iraq e i problemi della chiesa polacca. Si muove tra questi grandi temi la prolusione del cardinale Camillo Ruini al Consiglio permanente della Cei, un ampio intervento che prende le mosse dalla sintonia con il Papa sui temi dei diritti e della pace e sulla teologia del cristianesimo. Poi rinnova l'antica preoccupazione per la «conflittualità» politica, fino a chiedere a governo e opposizione un atteggiamento bipartisan non solo nel campo delle riforme elettorali o costituzionali, ma per tutta una serie di temi collegati alla famiglia (come sanità, lavoro, potere d'acquisto, casa, sistema pensionistico e fiscale), per l'«istruzione, la ricerca e l'innovazione, e ancora prima l'impegno per arrestare il declino demografico dela nostra popolazione». Nel richiamo ai Poli ad una maggior collaborazione per lo sviluppo del Paese, il porporato rileva una sintonia con il presidente Giorgio Napolitano, sintonia sottolineata anche a proposito della «laicità» così come descritta dal Presidente nella sua visita al Papa del 20 novembre scorso. Lo stesso concetto di laicità, ha spiegato Ruini, ha mosso la Cei nell'appoggiare una la legge per la libertà religiosa, recentemente, davanti alla alla competente commissione parlamentare. Alla famiglia la prolusione dedica oltre due pagine e mezzo. Il presidente dei vescovi apprezza le misure della Finanziaria per «i nuclei familiari numerosi e a basso reddito» ma chiede provvedimenti per tutte le famiglie e osserva che «la complessità delle normative rende comunque difficile una previsione sicura degli effetti complessivi». Meglio sarebbe, rimarca, ricorrere al «quoziente familiare» che darebbe un «sostegno organico alla famiglia». L'argomento contro le unioni di fatto è quello noto della non necessità di una regolamentazione nel diritto pubblico: i conviventi, afferma Ruini, hanno già tutelati i diritti propri e dei figli, mentre le proposte in discussione di cui alcune già all'esame parlamentare, «purtroppo tendono quasi tutte a riconoscere e tutelare unioni, sia eterosessuali sia omosessuali, in termini sostanzialmente analoghi a quanto è previsto per la famiglia fondata sul matrimonio». Pur nel «pieno e doveroso rispetto» per dignità e diritti dei gay, commenta il porporato, «una simile rivendicazione contrasta con fondamentali dati antropologici e in particolare con la non esistenza del bene della generazione dei figli, che è la ragione specifica del riconoscimento sociale del matrimonio». Una regolamentazione giuridica delle coppie di fatto per il porporato «configurerebbe qualcosa di simile a un matrimonio, dove ai diritti non corrisponderebbero uguali doveri», e questa è la strada «per rendere più difficile la formazione di famiglie autentiche». Basta guardare all'estero, commenta, per vedere «quanto siano negativi i risultati di quelle politiche nelle quali alcuni pensano di poter trovare un modello per la società italiana». Per la bioetica Ruini muove dal dibattito sulle «dichiarazioni anticipate di trattamento», il testamento biologico, osservando tra l'altro che è «norma di saggezza non pretendere che tutto possa essere previsto e regolato per legge». Se di testamento biologico si deve parlare, comunque, deve essere chiaro che «la rinuncia all'accanimento non può giungere al punto di legittimare forme più o meno mascherate di eutanasia e in particolare l'«abbandono terapeutico» che priva il paziente del necessario sostegno vitale». Oltre a un apprezzamento per la legge 40 e per il fatto che la Corte costituzionale abbia respinto un ricorso contro di questa, Ruini ricorda la «vicenda umana dolorosa» di Welby e ribadisce i motivi del proprio no ai funerali religiosi: il malato «ha perseverato lucidamente

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