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La Fondazione della Camera presenta i suoi discorsi

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I Ds disertano la commemorazione di Bettino Craxi

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In questi anni la società è cambiata a ritmi impressionanti, creando un baratro fra l'allora e l'oggi che il nostro metro mentale sarebbe tentato di misurare in secoli. Il teso confronto fra carabinieri e marines di Reagan a Sigonella è preistoria. Tangentopoli è un lontano ricordo. Eppure Bettino Craxi continua a dividere. I politici, gli italiani e perfino i figli, schierati, tra l'altro, su due fronti opposti dell'arco costituzionale. C'è chi ha accusato il volitivo e decisionista segretario del Psi di aver distrutto la democrazia interna nel partito e chi ha constatato che senza di lui il partito si sarebbe estinto, chi lo considera un grande statista e chi ribadisce che «è stato anche un pregiudicato latitante». La presentazione dei suoi discorsi (dal '69 al '93) raccolti dalla Fondazione della Camera dei Deputati su iniziativa di Giorgio Napolitano, avvenuta ieri nella Sala della Lupa di Montecitorio e che si è trasformata in una breve commemorazione, è stata una dimostrazione indiretta di questa intramontabile divisione. All'iniziativa super partes hanno aderito cariche istituzionali, come il presidente della Camera Bertinotti, quello della Fondazione stessa Casini, l'ex capo dello Stato Ciampi e un'altra serie interminabile di ex: i «compagni» e gli amici di un tempo, dal suo stretto collaboratore Gennaro Acquavia ad Antonio Ghirelli e Margherita Boniver, da Valdo Spini a Fabrizio Cicchitto, da Roberto Villetti (Rnp) al diessino Giuseppe Caldarola. E poi Bobo e Stefania, seduti distanti, separati da sei sedie e da molte altre cose, tra cui la politica: lui sottosegretario del governo Prodi; lei deputata di Forza Italia. Se la presenza di Caldarola, che è ormai quasi un «esule» perché ha annunciato il suo prossimo abbandono della Quercia, ha messo in rilievo l'assenza di una rappresentanza più significativa dei Ds (Fassino riconobbe che Craxi «intuì e colse, molto prima di altri, le domande di modernizzazione poste dalla società italiana alla fine degli anni '70»), l'appuntamento istituzionale di ieri sarà oggi «replicato» a San Macuto da uno organizzato dal solo Vittorio Craxi, al quale prenderà parte anche il ministro dell'Attuazione del Programma, il prodiano Giulio Santagata. Ma non la sorella di Bobo. Che nei giorni scorsi ha messo il dito nella piaga, spiegando come «la sinistra è in grande imbarazzo di fronte alla figura» di Bettino Craxi perché «nonostante i discorsi e le citazioni, non ha ancora fatto i conti con il riformismo». Questione di scottante attualità, quella delle riforme, all'origine di serie spaccature nella maggioranza. Insomma, il «caso Craxi», come molti altri nella storia del nostro Paese, non è stato ben «masticato» e «digerito», i nodi non sono stati sciolti, il tempo non ha sopito rancori, contrasti, settarismi e non ha consentito di guardare all'uomo politico con serena obiettività. A parte qualche parziale eccezione. Una persona intelligente come Fausto Bertinotti ha riconosciuto in Craxi «un parlamentare importante e un uomo di Stato», rinviando, tuttavia i giudizi su di lui «e sulle sue idee» al «campo della ricognizione storica e politica» e precisando che l'«atto» di ieri «non implica condivisione». L'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha ricordato che Bettino «ha lasciato un segno profondo nella storia italiana», che è stato «indiscutibilimente uno statista» ma anche «un leader controverso». Non rinunciando a sottolineare (un riferimento al Cavaliere?) che «la storia non si scrive con i sondaggi ma con il coraggio di andare controcorrente». E Acquaviva, che fu capo della sua segreteria, ha rivendicato con calore i meriti dell'esecutivo diretto da Craxi (il più lungo dopo quello di Berlusconi), dalla revisione del Concordato, al decreto sulla scala mobile, alla difesa «inflessibile» del prestigio dell'Italia. «Sul governo Craxi si sono addensate nel corso degli ultimi quindici anni cupe interpretazioni che hanno cercato di demonizzare tutto quello che fece, il buono e il cattiv

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