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UNO show, un'operazione d'immagine, un bluff.

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Ad aprire le ostilità ci pensa il leader di An Gianfranco Fini. «Siamo scettici, è un'operazione immagine» commenta secco prima di entrare alla riunione dell'esecutivo del partito. «Il presidente Prodi - continua - cerca di rappresentare un governo unito, capace di rilanciare l'economia che è stata duramente colpita dalla Finanziaria ma tutti sanno che non è così. Non ci attendiamo nulla di innovativo, di positivo, nulla in grado di convincere gli italiani che l'attuale maggioranza non è quell'armata di brancaleoni che ogni giorno dimostra di essere». Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa che punta il dito sulle contrapposizioni tra radicali e riformisti. «A Caserta - dice - la montagna partorirà il topolino. Si riducono a parlare di cose ridicole. Ancora una volta osserviamo che la sinistra estrema condiziona la sinistra riformista e Romano Prodi». Per Forza Italia parla il vicepresidente Giulio Tremonti: «Più che un vertice quello di Caserta sembra un circo, con guaritori, sciamani e saltimbanco. A questa maggioranza non bastano certo gli stucchi, gli allori, le ville o i vertici». Sceglie la metafora televisiva il coordinatore nazionale azzurro Sandro Bondi: «Il vertice di Caserta è surreale. Sembra di assistere ad un reality show». Mentre il capogruppo di FI al Senato Renato Schifani attacca il premier: «Anche a Caserta Prodi nega l'evidenza dei fatti. Basta leggere le dichiarazioni di questi giorni degli esponenti dell'Unione per avere la conferma delle profonde e insanabili divisioni tra sinistra radicale e riformista». «Piuttosto che affrontare e risolvere i problemi del Paese, Prodi e i suoi compagni - continua Schifani - mettono in scena l'ennesima inutile passerella e ripetono le solite formule vaghe e prive di contenuti». Il capogruppo di An a Palazzo Madama Altero Matteoli è invece convinto che «non sarà la parata mediatica, peraltro cominciata malissimo con un litigio interno, a salvare Prodi, che insiste a mettere la polvere sotto al tappeto per evitare l'immediato tracollo». «L'impressionante caduta di credibilità di Prodi e dei suoi ministri dopo una finanziaria-disastro - conclude - non è più rimediabile». Unica voce un po' fuori dal coro quella del leghista Roberto Maroni che, pur ammettendo di non aspettarsi «niente di buono» dal conclave di Caserta, assicurà che gli uomini di Bossi saranno «molto attenti a valutare se da Caserta uscirà una iniziativa forte sul federalismo fiscale». «Un tema - aggiunge - che, per quanto ci riguarda, potrebbe condizionare anche il nostro comportamento nel dibattito sulla legge elettorale».

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