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Monito dell'Ocse: «Subito la riforma delle pensioni»

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Oggetto del cartellino giallo: la sostenibilità della spesa pubblica italiana nei prossimi anni, che rischierebbe il collasso se non sarà imboccata la via delle riforme strutturali e in particolare di quella previdenziale. Un rischio, va detto, che accomuna tutti i paesi dell'Eurozona, che comunque consolida la propria economia, ma che coinvolge l'Italia in particolare. In assenza di interventi, stando alle proiezioni dell'Ocse, le spese per pensioni, sanità e assistenza porteranno il debito al 365 per cento del Pil (prodotto interno lordo) nel 2050. Nel medio termini, invece, il debito resterà - sempre secondo l'Ocse - invariato a 120 per cento del Pil, sui livelli del 2005, mentre il debito netto salirà dal 95 al 96 per cento. Una fotografia ben poco allettante, considerando che il Eurolandia il debito scenderà mediamente nel 2010 al 72 per cento, dal 79 registrato nel 2005. Stessa musica per quanto riguarda il debito netto, che in Europa calerà dal 52 al 48 per cento. A peggiorare ulteriormente - osserva l'Ocse - sono sempre gli stessi paesi, cioè Italia e Portogallo, mentre miglioreranno la loro posizione Belgio e Spagna. Per evitare il collasso, secondo il rapporto, Economic Survey, si dovrà puntare su pianificazioni di bilancio valide e su un massiccio taglio ai sprechi, piuttosto che aumentare la pressione fiscale su imprese e cittadini. L'aumento delle tasse, sottolinea l'organizzazione, potrebbe anzi produrre effetti negativi, determinando flessioni sulla crescita economica e un calo dei consumi e della qualità della vita. Necessario invece un netto cambio di rotta sul piano delle riforme e l'ottimizzazione delle risorse in molti reparti della cosa pubblica. In particolare, dice l'Ocse, nei Paesi ad elevato tasso d'invecchiamento della popolazione come il nostro, è necessario un cambiamento delle politiche di bilancio nel mediotermine, che punti al recupero della sostenibilità dei conti pubblici. Insomma una riforma delle sistema previdenziale. Dura bocciatura anche sul fronte della produttività, dove l'Italia, pur essendo tra i Paesi con costi del lavoro unitari relativamente bassi, ha registrato negli ultimi anni una crescita dei salari che ha «considerevolmente oltrepassato» l'incremento della produttività. Di questo passo, ammonisce l'Ocse, il Belpaese verrà presto raggiunto dalla Spagna. Secondo l'organizzazione nell'agenda di governo dovrà entrare pertanto al più presto il tema della competitività della nostra economia. Possibile soluzioni, avverte il rapporto, l'incremento dei salari al di sotto del tasso di inflazione - che nel 2006, secondo dati Istat è salita di due decimi attestandosi al 2,1 per cento - «ma -avverte l'Ocse - come ha dimostrato la Germania questo può richiedere molti anni, ed è un processo difficile e doloroso. Il sistema più semplice consiste nell'aumentare la produttività». La Commissione europea invece accoglie con soddisfazione il dato sul fabbisogno dei conti pubblici italiani. «Una buona notizia - ha fatto sapere la portavoce di Joaquin Almunia da Bruxelles - che dovrebbe rendere più facile il raggiungimento dell'obiettivo di un deficit al di sotto del 3% e far progredire più velocemente verso l'obiettivo dell'equilibrio delle finanze pubbliche». Il dato sul disavanzo aggiornato dell'Italia per il 2006, attualmente stimato al 4,8% nell'ultimo programma di stabilità e al 5,7% incluso il deficit delle Ferrovie dello Stato, sarà portato di nuovo, rivisto e corretto, sul tavolo della Commissione entro marzo prossimo.

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