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«La sua volontà di morire è contraria alla dottrina»

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Della vicenda ha voluto parlare ieri l'arcivescovo Luigi Moretti, vicegerente della diocesi di Roma. Per lui «i motivi» che hanno provocato la decisione del Vicariato «si inseriscono in quella che è la tradizione costante della Chiesa, che non può approvare la volontà di togliersi la vita». E ancora: «Questo proprio perché noi crediamo che la vita sia un bene che ci viene donato». «Nella prassi normale - ha detto ieri Moretti -, quando ci sono casi di persone che rifiutano la vita, in situazioni in cui non sempre si riesce a comprendere quale sia lo stato di libertà, di consapevolezza, i funerali si fanno affidando sempre tutto alla misericordia di Dio, perché nessuno di noi è giudice. In questo caso, invece, c'è un discorso diverso, legato non tanto al voler essere noi i giudici - perché questo, lo ripeto, non spetta certo a noi - ma al modo in cui è stata condotta la vicenda di questa sofferenza e di questa morte, anche per prese di posizioni dello stesso malato, di coloro che sono entrati in questa vicenda e dei familiari stessi. A questo punto, il segno che la Chiesa poteva dare era semplicemente quello di riconoscere e prendere atto di una volontà espressa che, come tutte le scelte, ovviamente va a collocarsi all'interno di una responsabilità che porta con sé delle conseguenze. Non possiamo, quindi, dare dei segnali contraddittori anche per le persone». Insomma, a Welby vengono negati i funerali cattolici perché così ha voluto lui, perché lui stesso si è posto responsabilmente nella condizione di non volerli. La decisione del Vicariato ha suscitato reazioni di critica anche in chi è normalmente schierato contro la Chiesa cattolica: «In questi casi - ha detto Moretti - tutto serve ad alimentare le polemiche. Io credo che meriterebbe più rispetto il mistero della morte: non può diventare tutto oggetto di polemiche e di strumentalizzazioni. Io credo che l'appartenenza alla fede, l'appartenenza alla Chiesa non sia semplicemente un qualcosa di soggettivo. La scelta della fede è una scelta di libertà e la scelta della coerenza nella fede è il minimo che si possa chiedere e che ci chiede il Signore». La Chiesa, lo dice anche il comunicato dell'altro ieri, è vicina a Welby e ai suoi familiari con la preghiera. «È risaputo - ha spiegato ancora Moretti - che i sacerdoti della loro parrocchia sono stati e sono in costante rapporto con loro, portando loro il conforto di una parola di speranza, di una parola cristiana. Questo può continuare e continuerà».

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