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La battaglia sull'eutanasia

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Welby, non c'è nessun accanimentoIl Consiglio Superiore di Sanità gela i Radicali: l'uso del respiratore è legittimo

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A dirlo è il Consiglio Superiore di Sanità che, dopo una riunione fiume, ha dato il proprio parere sul caso del copresidente dell'associazione Luca Coscioni, malato di distrofia muscolare progressiva, che ha più volte chiesto gli venga staccata la spina che lo tiene in vita. È stato lo stesso presidente del Css Franco Cuccurullo a spiegare il parere. Per Cuccurullo La ventilazione meccanica alla quale è sottoposto Welby non può essere considerato un caso di accanimento terapeutico in quanto per il paziente «non c'è imminente pericolo di vita». Quella di Welby, ha proseguito, «è una situazione clinica devastata, ma relativamente stabile». Per considerare la ventilazione meccanica una forma di accanimento terapeutico, ha rilevato, «manca il requisito dell'incombenza della fine del paziente. Questo è un elemento che ci ha fatto riflettere molto e che ci ha fatto ritenere che non si tratti di un caso di accanimento terapeutico». Ma la decisione del Css ha riaperto anche il dibattito sul tema dell'eutanasia. Secondo il ministro della Sanità Livia Turco il parere conferma la necessità di norme chiare. Secondo il ministro, infatti, «conferma che abbiamo bisogno di nuove norme che siano più chiare nello stabilire come e con quali modalità poter esercitare il diritto di scelta sulle cure e sui trattamenti da parte del cittadino anche in casi delicati come quello di Piergiorgio Welby». E, mentre il vicepremier Francesco Rutelli, ospite di Otto e mezzo ribadisce che sull'eutanasia la decisione spetta a «paziente e medici» e si dice certo che, «su questi temi etici non cade e non si forma mai nessun governo» (il riferimento è anche alla questione delle coppie di fatto), il presidente della commissione Sanità del Senato Ignazio Marino non condivide fino in fondo il parere del Css. «Credo - dice in un'intervista al Tg di La7 - che l'accanimento terapeutico debba essere definito innanzitutto dal paziente. Oggi disponiamo di tecniche che permettono di tenere in vita pazienti in situazioni anche molto critiche e questo non era possibile venti o trenta anni fa». Nel centrodestra, invece, è unanime l'apprezzamento per la decisione del Css. «Oggi lo ribadiamo ancora una volta - è il commento del senatore di An Riccardo Pedrizzi - confortati dal pronunciamento del Css: nel caso di Welby non c'è nessun accanimento terapeutico. Pertanto staccargli la spina, come si dice con una brutta espressione, significa porre in essere un atto eutanasico, ossia praticare un omicidio». Mentre il collega di partiti Alfredo Mantovano si rivolge direttamente ai sostenitori dell'eutanasia: «Cesserà l'accanimento mediatico dei Radicali su Piergiorgio Welby ora che il Consiglio Superiore di Sanità ha escluso che su di lui sia in atto un accanimento terapeutico?».

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