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Cdl furiosa per il voto a palazzo Madama Matteoli: «Solo così riescono a salvarsi»

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Il centrodestra va all'attacco, mentre l'Unione li difende compatta. Taglia corto il presidente del Consiglio: «I senatori a vita sono senatori. Punto». Berlusconi ha preferito il «no comment» e la Cdl ha puntato tutte le sue polemiche sul pareggio evitato ieri a Palazzo Madama solo grazie al voto di cinque dei sette dei senatori a vita. È la dimostrazione che la maggioranza politica e dunque la sua autosufficienza «non c'è piu», dice il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, mentre Giulio Tremonti ribalta le critiche che per anni sono piovute sul centrodestra: «È una cosa unica nelle democrazie europee». Un voto, quello dei senatori a vita, che ha consentito a Prodi — ha sottolineato il capogruppo di An al Senato Altero Matteoli — «di non andare a casa». È ora, rivendica Francesco Storace, che il presidente della Repubblica nomini «senatori a vita che non stanno necessariamente con la sinistra». Si appella «al buonsenso», ma anche «alla nuova legge elettorale», l'ex ministro delle Riforme Roberto Calderoli, convinto che la partecipazione al voto dei senatori a vita «è censurabile e condannabile». Dure le parole dell'Udc Francesco Pionati: da padri nobili della patria «sono diventati dei peones del centrosinistra». Una valanga di critiche che però per l'Unione sono solo strumentalizzazioni. È così per il segretario Ds Piero Fassino, che sul ruolo chiave svolto dai senatori a vita mette i puntini sulle «i»: «Lo sono stati anche in altre legislature, anche in quelle in cui ha governato il centrodestra». La querelle «non appassiona» il segretario di Rifondazione comunista Franco Giordano, che comunque difende i pari diritti di tutti parlamentari. I Verdi con il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e i socialisti con Enrico Boselli bocciano la polemica come «demagogica». Per uscire dall'impasse in cui si trova la maggioranza, l'Udeur invece lancia una proposta: «Secondo me — dice il Guardasigilli Clemente Mastella — ora devono iniziare a votare anche i presidenti delle Assemblee», perché dal 1994 ormai «sono espressione della maggioranza». Polemiche tra gli schieramenti a parte, all'interno del centrosinistra resta alta l'attenzione sul capitolo prescrizione, ma anche su quello dei cosiddetti Cip 6 (gli incentivi per le fonti energetiche alternative). A puntare i piedi è l'Italia dei Valori: per il ministro Antonio Di Pietro «occorre vigilare infatti affinché l'odiosa norma sia del tutto inefficace». Dalla sinistra radicale (Verdi e Prc) arriva però il pressing affinché l'Esecutivo metta mano anche alla norma sui Cip 6, altrimenti si aprirà «un vulnus profondo e difficilmente rimarginabile», ammonisce il capogruppo di Rifondazione al Senato Giovanni Russo Spena.

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