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Tutto esaurito per la lezione del sindaco di Roma all'Auditorium

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Veltroni: «La bella politica deve far sognare l'impossibile»

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Così la prima lezione su «Cos'è la politica?» di Walter Veltroni, che ieri sera all'Auditorium ha tracciato storia e valori dell'«arte regia», come la definì Platone. Una «passione», che Veltroni spiega attraverso un'altra sua passione, il cinema, con spezzoni di film come «Il grande dittatore» di Charlie Chaplin e «Il candidato» di Robert Redford. Lo fa attraverso filmati dei momenti più intensi vissuti dall'umanità, quei momenti in cui seppure non si possa dire «tutto è cominciato da lì» si può certamente affermare che «tutto è cambiato da lì». Kohl e Gorbaciov durante la caduta del muro di Berlino, Martin Luther King, Giovanni Bachelet, Vittorio Foa, Berlinguer e Zaccagnini, Alcide De Gasperi e Bettino Craxi, John Kennedy e, ancora, i volti e le parole di chi è diventato simbolo della più importante delle battaglie, quella per le libertà, Ghandi, Aung San Suu Kyi, Nelson Mandela, Rigoberta Menchu. Quasi due ore di emozioni e riflessioni sul passato e sul presente, tutto con un unico filo conduttore, la «passione». «Un'idea, una politica, da sola non cammina - sostiene Veltroni - e le passioni non possono a lungo fare a meno di argomentazioni e prove. Da una parte ogni idea e ogni programma politico hanno bisogno di essere alimentati da una passione che indichi un cammino. Dall'altra parte, invece, passioni senza verità finiscono per essere parole vuote, rischiano di essere semplice propaganda senza argomenti. Non c'è politica senza valori, senza programmi, senza condivisione, Put the people first, le persone al primo posto. Questa è la politica, questa è l'idea del governo delle cose per aiutare la gente». Chi si aspettava una parola, un cenno al nuovo partito democratico è forse rimasto deluso ma per chi, invece, ha voluto comunque «cercare» anche quello che forse apparentemente non c'è stato, quello di ieri sera è stato certamente un «manifesto» perfetto per far tornare la passione verso quell'«arte regia» che oggi appare sempre più vicina all'utopia. Non a caso in platea a prendere lezione c'era Silvio Sircana, portavoce di Romano Prodi.

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