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Quando un militante di sinistra gli tirò un treppiede, la sinistra accusò Berlusconi

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Sembra questa la tesi che si sta facendo largo nel centrosinistra. Se nel 2004 era valida l'analisi del senatore a vita Mario Luzi: «Berlusconi se l'è cercata», stavolta per Prodi tutto è diverso. Non è lui che provoca. Non è lui che con la sua politica finanziaria e la sua rissosa maggioranza si attira i fischi. Da più parti, invece, giungono dichiarazioni che puntano il dito contro «un branco di maleducati» e che richiamano la tutela dell'onore delle Istituzioni. Sembrano davvero lontani i tempi in cui Rosy Bindi per spiegare i motivi dell'aggressione di piazza Navona a Berlusconi dalle colonne de La Stampa chiariva che «incidenti simili sono connaturati alla presenza sulla scena pubblica». Tanto che Berlusconi «deve mettere in preventivo che possano accadere cose del genere». Era la fine del 2004 il Cavaliere a Palazzo Chigi e il centrosinistra all'opposizione. L'Ulivo cullava sogni di rivincita e non perdeva giorno per contestare alla Casa delle Libertà ed al suo stesso leader di avere creato un clima di odio e di tensione nel Paese. E questo a prescindere dalle circostanze. Stavolta l'occasione fu l'aggressione a Silvio Berlusconi, allora premier, durante una passeggiata romana a piazza Navona nell'ultimo giorno dell'anno. Non di certo una semplice contestazione con bordate di fischi come capitata domenica scorsa a Prodi a Bologna, ma un vero e proprio tentativo di ferimento. L'aggressore, un giovanotto mantovano, simpatizzante del centrosinistra, Roberto Dal Bosco, brandendo un cavalletto da fotografo lo scagliò contro la nuca del cavaliere. Un gesto che Dal Bosco prima valuterà come «spinto dall'odio» e poi derubricherà come «una bravata per far colpo davanti alle turiste straniere». Intanto il premier se la caverà con un «ematoma retroauriculare» e con un vistoso cerotto che non mancherà di attirare l'attenzione del senatore a vita Mario Luzi che lo paragonerà a quello, però al naso, di Benito Mussolini. Fortunatamente la vicenda si concluse senza esiti gravi. Ed anche sotto l'aspetto giudiziario tutto terminò con un lieto fine. Da una lato la lettera di scuse di Dal Bosco e dall'altro la telefonata chiarificatrice di Berlusconi. Ma in mezzo giorni di polemiche e di scontri con il centrosinistra all'attacco con il tentativo di mettere sotto accusa, anche in quest'occasione, Berlusconi ed il centrodestra. Proprio da Luzi in un'intervista a Il Messaggero partì l'offensiva. Il poeta non si scompose più di tanto spiegando che «cose, in un clima così eccitato, possono accadere» e che «in fin dei conti se l'è cercata». Luzi non si ferma qui ma va oltre perché per lui «Berlusconi sta esagerando. Provoca. Ed è naturale che i risultati siano questi. A Fini, a Follini, a Casini, questo non sarebbe accaduto. Loro sono persone di parte, ma misurate». A rincarare la dose ci pensò Antonio Di Pietro, allora soltanto parlamentare del centrosinistra, per il quale il tentativo di «ricercare i mandanti politici o addebitare il gesto di uno scriteriato, certamente esaltato, ad una sorta di "clima politico" significa semplicemente approfittare in malafede di un fatto che non si può "buttar in politica"». Non rimase in silenzio in quell'occasione neanche Paolo Cento, oggi sottosegretario di lotta e di governo, che preferì piuttosto puntare il dito contro tutta la Cdl: «La destra la smetta con questa vergognosa campagna di strumentalizzazione contro l'opposizione e la faccia finita di seminare odio con una violenza verbale che si ripete ogni giorno». Non solo perché per Cento: «Se la politica si sta imbarbarendo proprio chi ha la responsabilità di governo del Paese deve fare una seria autocritica». E non fu da meno Giuseppe Giulietti che arrivò ad accusare di estremismo il Governo ed i suoi esponenti pur di incolpare la Cdl di quanto accaduto: «Nel governo ci sono degli "estremisti" che, dopo l'aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, hanno indicato come "cattivi maestri" l' opposizione, i suoi uomini e i suo

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