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Il centrodestra tenta il secondo assalto I due schieramenti verificano le truppe

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Timori per il senatore di Rifondazione comunista, Giuseppe Di Lello Fintoli, magistrato a suo tempo nella procura di Palermo di Falcone e Borsellino. E così la spallata che oggi la Cdl vorrebbe dare al governo sembra essere più vicina. Complice un gradino non visto, e soprattutto il tour de force cui sono sottoposti i senatori per assicurare la loro presenza in assemblea, per le votazioni, l'esponente del centrosinistra è caduto sbattendo la testa - ironia della sorte - contro scranno del governo mentre lasciava il suo posto in una sosta nelle votazioni per l'approvazione del disegno di legge di riforma dell'esame di maturità. E il fatto che sia dovuto ricorrere prima al pronto soccorso di palazzo Madama e poi a quello dell'ospedale San Giacomo per farsi ricucire la vistosa ferita dove gli sono stati applicati sei punti di sutura sulla fronte, riduce ancora il già sottilissimo margine di sicurezza dell'Esecutivo che oggi dovrà affrontare il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità del decreto fiscale. Per tutto il pomeriggio l'ambulatorio dei senatori è stato meta di una processione di rappresentanti della maggioranza preoccupati non solo della salute del loro collega ma anche e soprattutto di quella del centrosinistra che può vantare al Senato pochi voti di vantaggio e anche un'assenza può diventare determinante. La battaglia di oggi è campale: l'eventuale affossamento del decreto legge che porta risorse alla Finanziaria, metterebbe a serio rischio tutta la manovra di Bilancio. L'opposizione lo sa e per questo ritenta il colpo gobbo fallito martedì ma che due settimane fa ha permesso di far cadere il decreto legge sugli sfratti. Così maggioranza e opposizione fanno i conti delle loro truppe. Tra gli abili e arruolati nell'Ulivo, ha già assicurato la sua presenza alle votazioni il presidente emerito, Francesco Cossiga. Buio invece sul comportamento di Giulio Andreotti. Martedì, sui presupposti di necessità e urgenza del decreto fiscale, ha lasciato l'Aula. Altro punto delicato sono le infermerie dei due schieramenti. L'Ulivo spera in una pronta guarigione oltre che dell'infortunato anche in quella dei senatori a vita, Oscar Luigi Scalfaro, Sergio Pinifarina, Carlo Azeglio Ciampi e Rita Levi Montalcini che due giorni fa hanno marcato visita. Da non sottovalutare la «sofferenza» del presidente della commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini, che ha posto un aut aut: «La Finanziaria - ha detto - va approvata a tutti i costi, me se da gennaio le riforme (in particolare quella previdenziale), verranno accantonate, sarà io a prendere la briga di far cadere il governo». Con Dini si sono schierati i senatori della Margherita, Tiziano Treu e Giuseppe Scalera. «Noi diniani - hanno spiegato i due - siamo stati sempre leali verso la coalizione ma dopo la finanziaria ci aspettiamo che Prodi mostri gli artigli». Sul fronte opposto, tornato repentinamente dall'America, il segretario amministrativo dell'Udc, Gino Trematerra, in infermeria resta solo l'azzurro, Egidio Sterpa colpito da una forte influenza. Intanto per la par condicio, mentre martedì era presente in tribuna il premio Nobel, Dario Fo, peraltro marito della senatrice dell'Italia dei valori, Franca Rame, ieri è stato visto a palazzo Madama, Pippo Franco, notoriamente simpatizzante del centrodestra.

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