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Bertinotti torna comunista per due giorni

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Il presidente della Camera «scarica» il suo ministro sul Tfr e difende Levi Montalcini

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Dall'altro, il presidente della Camera dei deputati Bertinotti, l'«arbitro» di Montecitorio, la terza carica istituzionale dello Stato. Nelle ultime ore il primo dei due non ha resistito alla tentazione e si è lasciato andare, dicendo quello che non ci aspettava dal secondo. E contraddicendosi, almeno in parte, nel giro di 24 ore. «Io non sono mai intervenuto sulla legge Finanziaria: sfido chiunque a trovare un intervento di merito sul tema, specie in quest'Aula», aveva detto venerdì rispondendo al capogruppo di FI Elio Vito che lo invitava a «esporre il suo pensiero sulla Manovra e sull'accordo sul Tfr» in seguito al dissenso manifestato in Consiglio dei ministri dal ministro del Prc Paolo Ferrero. Ieri l'ha fatto. Abbandonando temporaneamente i panni super partes: «Non c'è nessun fattore di crisi del Governo e ovviamente nessun problema per la maggioranza», ha detto. Bertinotti ha spiegato che si è trattato «del voto di un ministro», e ha aggiunto: «Nel Cdm c'è una persona e non un partito». Poi, riferendosi alla Cdl che parla di crisi di governo, il presidente di Montecitorio ha assicurato: «Questa francamente è del tutto infondata, perchè il governo ha una responsabilità collegiale. Nel consiglio dei Ministri si può far valere il consenso o il dissenso del singolo, poi il governo, tutto intero, tutti i ministri nel loro insieme, risponde in solido alle decisioni prese». Sempre «senza entrare nel merito», il subcomandante «Fausto-Jekyll» (mentre il presidente «Bertinotti-Hyde» fremeva) ha fatto appena appena una capatina verbale nello specifico della Manovra per «difendere» una senatrice: «La preoccupazione di Rita Levi Montalcini va ascoltata con grandissima attenzione», ha sostenuto parlando a margine di un convegno e raccogliendo la contrarietà del premio Nobel, alla Finanziaria per i finanziamenti alla ricerca. «Va sottolineata - ha proseguito - la straordinaria autorevolezza della fonte e il carattere totalmente disinteressato di quel rilievo». Detto ciò, il presidente della Camera (per fortuna) non è entrato nelle valutazioni del governo «perchè naturalmente non sono in grado di valutare la compatibilità finanziaria». Infine, sempre venerdì, il «subcomandante» si era attirato le critiche dell'opposizione per le sue dichiarazioni su Iraq e Afghanistan («Ho opinioni diverse da quelle autorevolissime del presidente della Repubblica, che stimo moltissimo, ma continuo a pensare» che le missioni in Iraq e Afghanistan «sono state operazioni di guerra» e non missioni di pace, aveva affermato). Ieri, invece, ha corretto il tiro: «In quest'Aula come nel Paese ci si è divisi sul conflitto in Iraq e persino sul giudizio sulla sua natura, ma oggi questa Assemblea si ritrova unita nel lutto e nella commozione per gli italiani morti a Nassiriya», ha detto a Montecitorio nel suo discorso in memoria delle vittime italiane della strage in Iraq. «Quella strage - ha aggiunto - è stata una tragedia umana e nazionale che ha scosso il Paese». E giù applausi bipartisan per la scomparsa di «Fausto-Jekyll» e il ritorno di «Bertinotti-Hyde».

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