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La Procura avvia l'esame dei documenti

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L'iter delle indagini comincerà domani. Negli uffici della Procura di Milano sarà avviata l'analisi della grande mole di documenti sequestrati nelle quasi 250 perquisizioni eseguite dai militari dello Scico (Sezione Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata) della Guardia di Finanza nei confronti di altrettanti indagati per gli accessi abusivi all'Anagrafe tributaria che hanno colpito, tra gli altri, il presidente del Consiglio Romano Prodi e sua moglie, Flavia Franzoni. Tra gli intercettati però ci sono anche Sabrina Ferilli, il calciatore Totti, Stefano Ricucci e Anna Falchi. Il pm Francesco Prete, infatti, all'inizio della prossima settimana riceverà la documentazione dagli investigatori per poi valutare se e quando cominciare gli interrogatori degli indagati. Tra questi dipendenti dell'Agenzia delle entrate, del Demanio e dieci marescialli delle Fiamme Gialle che prestano servizio per lo più in sedi periferiche. Già giovedì scorso, il giorno della maxi-operazione, erano emerse le prime conferme dell'attività illegale. Erano venute dall'analisi dei computer e dalle strisciate che sono state trovate: 128 gli accessi abusivi subiti da Prodi, due o tre quelli contro l'ex premier Silvio Berlusconi, uno quello che ha riguardato il capo dello Stato Giorgio Napolitano, prima delle sue elezioni. Ma spiati, almeno una volta, anche i figli di Berlusconi, Marina e Piersilvio, attrici come Sabrina Ferilli, i numeri 10 di Juventus e Roma, Alessandro Del Piero e Francesco Totti e altri. Compito del pm è capire i reali obbiettivi degli accessi abusivi e capire quali sono avvenuti in maniera sistematica e con intenzioni ben precise, oppure per una curiosità da guardoni del Fisco. Nel primo caso, gli interrogatori degli indagati potrebbero rivelare chi era il committente delle strisciate e a che cosa queste servissero. Un po' come accaduto con i componenti delle forze dell'ordine arrestati nell'ambito dell'inchiesta sulle indagini illegali che l'ex responsabile della sicurezza di Telecom, Giulianio Tavaroli, aveva commissionato all'investigatore privato Emanuele Cipriani. Cipriani aveva assoldato carabinieri, poliziotti e sottufficiali della Guardia di Finanza per carpire informazioni dai terminali di vari ministeri. Ad essere controllati erano soprattutto dipendenti del gruppo Pirelli Telecom, ma anche politici e manager. «Tutte attività in funzione anti-terrorismo» aveva spiegato Tavaroli, in un periodo in cui erano ricomparse le Br-Pcc. Ogni 'spiatà era pagata con qualche decina di euro, 100 euro le più complicate.

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