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Parla Pier Luigi Castagnetti (Margherita) «Adesso serve un codice interno all'Unione»

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Serve un un po' di disciplina nella maggioranza e nel governo ci sono troppe voci e spesso discordanti. Fissiamo delle regole». Pier Luigi Castagnetti è soddisfatto delle parole di Romano Prodi. Ha ritrovato quel tono rassicurante del premier proprio al culmine delle polemiche dentro la maggioranza. Ha ritrovato la vecchia mediazione Dc e ha ritrovato in fondo anche l'amico. Castagnetti e Prodi non provengono solo da due città vicine, Reggio Emilia e Bologna. Ma nascono all'interno della stessa esperienza, quella di don Dossetti, dell'antipolitica in politica, della legalità, della morale. Oggi, deputato della Margherita, è vicepresidente della Camera e prova a dare qualche consiglio al premier. Presidente, che fatto le hanno fatto le parole di Prodi? «C'è tutto il rammarico di farsi capire. Tutto lo sforzo di spiegare al Paese la Manovra». Spiegare? «Certo, non credo che tutti abbiano capito del momento delicato in cui ci troviamo, della necessità del rigore. Me ne rendo conto, nelle parole di Prodi vedo proprio quel rammarico». Scusi, presidente. Ma la Finanziaria è stata contestata dalla stessa maggioranza. Non si capisce più chi la difende... «È probabile. È probabile che nella maggioranza ci sia una certa amarezza. Unita anche al fatto che ci si è posti forse troppi obiettivi contemporaneamente. In questo quadro è possibile rivedere l'orizzonte, magari immaginando una Manovra da 25 miliardi». Invece dei quasi 34 di partenza? «Esatto. Questo non significa abbandonare la strada intrapresa, per esempio con la necessità di combattere l'illegalità attraverso la lotta all'evasione fiscale. Non si tratta di rivedere l'azione del governo, si tratta di venire anche incontro alle richieste di settori della maggioranza. Ma credo che il governo lo sappia e se ne renda conto. Infatti non si è presentato in Parlamento con uno spirito di chiusura». Presidente, è in atto uan rincorsa del ceto medio? Prodi, e ora anche Rutelli, stanno cercando di recuperare consenso su quel fronte? «Guardi, un governo di centrosinistra è ovvio che punti a un riequilibrio sociale, anche se Confindustria non dovrebbe dimenticare i sette miliardi per le imprese. Lo abbiamo scritto nel programma chiaro e tondo. Con questa Finanziaria non sono puniti i deboli e nemmeno il ceto medio, non vedo di che cosa ci si stupisce?». Però anche lei suggerisce modifiche... «Nella Manovra ci sono gli embrioni delle riforme che si vogliono fare. E questo penso sia molto giusto. Però, anche io penso ad esempio a maggiori incentivi alle famiglie». Ma se le dovesse dare un consiglio a Prodi, che cosa gli direbbe? «Di varare subito un codice di autodisciplina nel governo e nella maggioranza. Servono delle regole perché questa situazione sta creando davvero problemi enormi a tutti noi». Di quale situazione sta parlando? «Ci sono ministri che approvano un provvedimento in consiglio dei ministri e due minuti dopo che è stato varato, escono da Palazzo Chigi e lo contestano. Senza parlare di semplici deputati che abbiamo capito bene che parlano per conto di ministri-leader di partito. E poi ci sono gli eccessi delle sinistre...». Ma che questa fosse l'Unione si sapeva prima del voto... «Sappiamo che siamo una maggioranza composita. Ma ora occorre che ci sia un codice interno perché tutto questo parlare senza regole sta creando una gran confusione nel nostro elettorato». Al punto che il premier viene fischiato alla messa del Papa? «No, non c'entra nulla. I fischi a Prodi a Verona sono stati un fatto sgradevole. Chi si è reso protagonista di quel gesto non aveva piena consapevolezza di dove si trovava e ha anteposto il proprio tifo alla propria fede». Presidente, è soddisfatto anche delle frasi chiarificatrici sul Partito democratico e sulla sua leadership? «Sul nuovo soggetto abbiamo stabilito un percorso a Orvieto. Apprezzo le parole di Massimo D'Alema contro l'uso manesco delle ideologie. Però credo che avere chiaro un punto». Quale? «Il Partito democratico potrà nascere e avere successo solo se sarà un fatto nuovo

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