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Il Professore getta acqua sul fuoco: «Un allarme ampiamento previsto»

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Il declassamento dell'Italia deciso dalle agenzie di rating Fitch e Standard and Poor's ha anche l'effetto di irritare il Professore. Il premier, appena la notizia della retrocessione italiana da parte delle due agenzie internazionali comincia a circolare, cerca di gettare acqua sul fuoco. «Si tratta di un allarme ampiamente previsto - assicura in una nota ufficiale - e che ci ha spinto ad approntare una Finanziaria rigorosa e impegnativa. Siamo certi che i prossimi giudizi, quelli cioè che terranno conto delle politiche economiche di questo governo e non di come il Paese è stato lasciato dal precedente, vedranno registrare un segno positivo». Era stato il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ad anticipare in mattinata, davanti al Consiglio dei ministri, le decisioni delle due agenzie internazionali sull'Italia. Padoa-Schioppa ha interpretato il declassamento come conferma della giustezza della Manovra in questi giorni all'esame della Camera. «È la dimostrazione - ha detto ai ministri - che quando vi chiedevo sacrifici avevo ragione». Poi, in una nota ufficiale, la presa d'atto della decisione di Fitch e Standard & Poor's e la difesa della Finanziaria, che «compie la correzione strutturale di una pesante situazione ereditata, dà sostegno a importanti programmi di sviluppo e permette di rispettare pienamente gli impegni assunti con l'Unione europea». Ma l'opposizione non si fa convincere dalle parole del presidente del Consiglio e del ministro dell'Economia. Il leader di An Gianfranco Fini invita Prodi a «non fare lo scaricabarile». «Quelle di Standard & Poor's e Fitch - sostiene Fini - sono due severe bocciature di questa Finanziaria e della politica economica del governo». Rincara la dose il leghista Roberto Calderoli, secondo il quale «Prodi sta facendo la figura del somaro», essendo bocciato dalle agenzie di rating «dopo essere stato bocciato dagli italiani». Pier Ferdinando Casini si augura che il centrosinistra «sia indotto ora a una maggiore serenità e a una più seria autocritica, evitando di scaricarsi la coscienza con le solite accuse verso il passato». Il centrosinistra, ovviamente, fa quadrato intorno al governo e alla manovra. Molti, dal Verde Pecoraro Scanio al capogruppo dell'Ulivo Dario Franceschini, sostengono che la responsabilità del declassamento italiano è nel «disastro» lasciato in eredità dal governo di centrodestra e dall'ex ministro Tremonti. «Le agenzie internazionali di rating - nota la capogruppo ulivista del Senato Anna Finocchiaro - basano i loro giudizi soprattutto sulla dimensione del debito e accusare questo governo, in carica da 4 mesi e che deve ancora licenziare la prima Finanziaria della legislatura, mi sembra davvero troppo». Qualche preoccupazione sulle motivazioni del declassamento trova spazio in Rifondazione comunista. Tanto il ministro della Solidarietà sociale Ferrero quanto il segretario Franco Giordano, temono «pressioni internazionali» per costringere l'Italia a toccare il sistema delle pensioni. La preoccupazione di Rifondazione si trasforma nell'auspicio dei Radicali. Proprio della necessità di riformare pensioni, sanità e finanza locale parla infatti Daniele Capezzone, animatore del «tavolo dei volenterosi».

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