LI HANNO avvicinati la settimana scorsa con la scusa della Finanziaria appena presentata: una troupe ...
Puntualmente, a metà dell'intervista, la truccatrice si accorgeva che la fronte dell'intervistato era «troppo lucida» e bisognava tamponare. Un colpetto e via, il gioco era fatto. L'ignaro deputato, colto al volo davanti a Montecitorio da una sedicente «tv satellitare», si era in realtà sottoposto, senza saperlo, al «drug wipe», un test che rivela, «senza possibilità di errore» secondo le Iene, la trasmissione di Italia 1, se si è fatto uso di stupefacenti nelle ultime 36 ore. Il risultato del test (il 32% dei 50 deputati è risultato positivo) sarà al centro del servizio clou con cui oggi il gruppo d'assalto guidato da Cristina Chiabotto e Luca & Paolo torna per la decima edizione del programma su Italia 1 in prima serata. Protagonista è la iena Matteo Viviani, per l'occasione, ovviamente, senza la divisa d'ordinanza tutta nera per non essere scoperto dagli onorevoli. Di quel 32% che ha fatto «reagire» il tampone, il 24% è risultato positivo alla cannabis (12 onorevoli) e l'8% alla cocaina (4 onorevoli). «Il test - spiega Davide Parenti, papà delle Iene -, come illustrerà nel servizio l'esperto che lo commercializza, è infallibile al 100% se si sono assunte sostanze stupefacenti nelle ultime 36 ore. Il che vuole dire che basta averne fatto uso più di due giorni prima per risultare negativi. L'errore, piuttosto, può essere fatto per difetto: può succedere che il test non rilevi chi ha fatto uso di cannabis coca o altro ma non che risulti positivo se qualcuno è "pulito"». Il drug wipe, aggiungono alle Iene, è molto in uso tra le polizie europee, soprattutto Germania e Gran Bretagna, «ma anche in Italia 200 polizie comunali ce l'hanno e lo utilizzano nei pattugliamenti del sabato sera insieme all'etilometro e infatti l'azienda che lo commercializza è la stessa dello strumento per rilevare la presenza di alcool nel sangue». Naturalmente, avverte Parenti, «abbiamo osservato il massimo rispetto delle privacy: allo spettatore verrà illustrato l'uso del tester, che abbiamo provato anche su di noi; poi facciamo vedere come reagisce alla presenza di una sostanza; e infine mostriamo alcuni dei test fatti davanti a Montecitorio ma senza che si possa riconoscere la "vittima". Non solo: l'esperto, cui verrà fatto commentare il risultato del test, non sa nè dove nè a chi è stato fatto. Noi stessi non sappiamo chi, dei 50 testati, sono i "positivi". Per noi la parte interessante non è la violazione, ma il dato percentuale». Parenti, fra l'altro, aggiunge che «tra i test ce ne era anche uno positivo agli oppiacei, ma non l'abbiamo considerato perchè è sufficiente assumere antidepressivi del tipo Tavor per far reagire così il tester». Il tester funziona individuando nel sudore le tracce dello stupefacente, «ma solo se il tuo corpo - spiega Parenti - non l'ha già metabolizzato ed espulso del tutto». «La cosa straordinaria - ironizza Parenti - è che chi produce il test ogni anno manda una relazione in Parlamento...». Se Tommaso Pellegrino, dei Verdi, si dice contento di avere partecipato e si augura che «sia l'occasione di un dibattito contro l'ipocrisia del proibizionismo», Italo Bocchino, di An, querela la trasmissione «pur non avendo niente da nascondere». Basta ricordare quello che aveva detto il 16 settembre scorso Daniele Capezzone al Tempo: «Se un cane poliziotto entrasse a Montecitorio, avrebbe presto il naso in tilt».