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Arrivano i sindaci, il governo cede

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I tagli ai trasferimenti decisi dalla manovra economica hanno scatenato le polemiche di sindaci e governatori anche vicini all'Unione che superato l'imbarazzo iniziale hanno criticato apertamente il ministro Padoa Schioppa. Tant'è che il governo sembra intenzionato a correggere il tiro e a trovare un punto d'incontro con gli enti. Padoa-Schioppa ieri ha usato toni più concilianti che lasciano presagire a qualche cambiamento della manovra. La verifica ci sarà all'incontro di oggi a Palazzo Chigi. Il ministro ha ribadito che il contributo chiesto agli enti «non è esorbitante» e che «se un Comune è bene amministrato avrà poco da contribuire alla manovra». Quanto poi all'aumento delle addizionali, «non è un obbligo. Possono anche decidere di tagliare le spese». Ma le parole del ministro non hanno smussato le polemiche. Ieri in Commissione Bilancio della Camera sono stati sentiti i rappresentanti delle Regioni e delle autonomie. Una riunione rapida che è stata aggiornata a oggi. L'insistenza del ministro nel richiamare l'esistenza di un accordo con i Comuni ha indispettito il vice presidente dell'Anci, Osvaldo Napoli (Fi), che gli ha rinnovato l'accusa di essere un bugiardo. La Finanziaria continua a creare tensioni non solo sul piano dei rapporti istituzionali (governo-Regioni-Enti locali), ma anche su quello politico e più esattamente fra i sindaci dell'Unione e la componente radicale della maggioranza. Franco Giordano, segretario del Prc, ha attaccato frontalmente il sindaco di Bologna. «Cofferati - è stata l'accusa di Giordano - vuole un'altra Finanziaria». Per il resto, Giordano non nasconde che i tagli previsti per gli Enti locali sono onerosi e nascondono il rischio di un aumento dell'imposizione indiretta. Da Bologna, Cofferati prova a minimizzare: «Nessuno di noi sindaci pensa di chiedere mutamenti alla Finanziaria. Il problema da affrontare e risolvere sono gli equilibri interni». E poi attacca: «la Finanziaria è un errore politico della coalizione, fa quadrare il cerchio scaricando tutto sui Comuni». Sul fronte delle Regioni, le valutazioni dei governatori assumono una dimensione più direttamente politica. Così sono all'unisono le critiche alla manovra di Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, e di Giancarlo Galan, presidente del Veneto, entrambi esponenti della Cdl. «È una Finanziaria di impostazione vecchia e inadeguata, una finanziaria lenta - ha detto Formigoni - come l'avrebbe definita un tormentone televisivo di qualche mese fa. Una Finanziaria che non risolve i problemi della qualità della spesa pubblica e che indebolisce lo sviluppo». Da presidente della Regione del Veneto, Galan ha ringraziato i partiti della Casa delle Libertà che hanno fatto loro il suo appello a far sentire «alta e forte la protesta contro chi mette le mani nelle nostre tasche». Meno tranchant ma altrettanto severo il giudizio di Luciano Caveri, presidente della Valle d'Aosta. «A tutt'oggi sulla Finanziaria non ci sono certezze - ha detto Caveri - mentre le Regioni hanno bisogno di sapere in dettaglio come la manovra incide sulle politiche regionali». Più direttamente politico, come per Formigoni e Galan, è il giudizio di Claudio Martini, presidente della Toscana. Sulla Finanziaria - è la sua assicurazioni - le Regioni «non si metteranno in rotta di collisione con il governo». Martini è convinto che le stesse Regioni «al contrario, visto che si è fatta un'intesa sulla sanità, onerosa e difficile ma comunque positiva, cercheranno un'intesa anche sulle altre parti della Finanziaria».

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