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Renzo Lusetti della Margherita

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Ma la voglia di cambiare c'è. D'altra parte, anche il Professore e il suo «superministro» dell'Economia hanno ammesso di essere disposti a qualche modifica sulla Finanziaria. Quando però sente parlare di «inciucio», Renzo Lusetti, esponente della Margherita e uno dei principali artefici della campagna elettorale dell'Ulivo, è molto più netto: «Non c'è inciucio, non cambiamo la maggioranza. Discutiamo e basta. Siamo "volenterosi" e non siamo indicati dai partiti», sottolinea facendo riferimento al tavolo intorno al quale si siederà insieme con rappresentanti dell'opposizione per «rivisitare» la legge presentata dall'esecutivo. Qualche ritocco ci vuole anche secondo lei? «Direi di sì. Questa Finanziaria ha bisogno di un po' di modifiche in senso riformista. Potrebbe essere utile alla legge stessa. E poi al Senato ci sono voti risicati. Quindi, qualche modifica è necessaria». Il capogruppo dei Verdi alla Camera Bonelli vi tira le orecchie e dice che dovete rispettare il programma dell'Unione... «Beh, la tassa di successione, anche in questa forma, nel programma non c'era. Questo tavolo potrebbe riequilibrare lo spirito e le indicazioni del programma». Sta facendo autocritica? «No. Ma la Finanziaria non è mai stata approvata come era stata proposta dal governo. Il Parlamento l'ha sempre modificata. È una consuetudine. E poi anche Prodi e Padoa-Schioppa hanno detto di essere pronti a fare modifiche». Perché la Manovra non è stata fatta subito in modo diverso? «La maggioranza è molto variegata. E poi si è usato il "metodo Bersani", prima si propone e poi si tratta...». L'accusa principale è che avete fatto i tagli ma non le riforme. È d'accordo? «È sostanzialmente vero, ma tagliare le inefficienze è il modo migliore per affrontare il rigore nei conti pubblici. Tuttavia...». Tuttavia? «A fronte dei tagli forse ci voleva un po' più di coraggio per le riforme. Ma il Parlamento c'è per questo». Secondo lei, gli elettori come hanno preso secondo lei la Manovra? «Anche se l'elettore della Margherita ha capito, un po' si è lamentato e si lamenta. E un tavolo che faccia qualche integrazione, qualche emendamento è ben visto dal nostro elettorato». Quali sono le prime tre cose che cambierebbe? «La prima è la tassa di registro. La soglia è troppo bassa. Oggi le case costano. Secondo me, si può arrivare tranquillamente a 400 mila euro. La seconda è la ricalibrazione delle aliquote fiscali. È necessario rivedere anche qui le soglie di appartenenza di reddito. Mi sembra che il ceto medio sia stato un po' penalizzato e ci vogliono emendamenti compensativi. Ma non allargheremo l'entità della Manovra per questo. Si tratta, insomma, di meccanismi di riequilibrio, non di una riforma. La terza riguarda gli enti locali. Bisogna assolutamente ridurre i tagli per evitare l'aumento delle addizionali e il taglio dei servizi ai cittadini». Che pensa della protesta di piazza annunciata dal centrodestra? «Manifestare è legittimo. Ma la battaglia politica non si fa in piazza. Si fa in Aula».

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