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di PIETRO GIOVANNINI QUESTA Finanziaria non piace proprio a nessuno e il governo si è ormai convinto ...

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La Manovra non piace alla sinistra massimalista, che non ne condivide la penalizzazione degli Enti locali. Ma non piace soprattutto ai partiti liberali, che temono di mettere in fuga il ceto medio, quella parte di elettorato, cioè, che determina la vittoria o la sconfitta di una coalizione. Il governo Prodi adesso ha paura. Paura che la coalizione si gretoli proprio sulla Manovra. Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa non è disposto a cambiare troppo una Finanziaria blindata, tutta incentrata sulla tassazione e quindi difficilmente modificabile. In ogni caso, una cosa è chiara a tutti a Palazzo Chigi: la Finanziaria va cambiata. Per evitare il collasso dell'esecutivo stesso. Il governo ora pensa a un tavolo per modificare il ddl prima che esso venga presentato in Aula. Ma la partita si presenta meno facile del previsto, perché, si sa, ognuno ha le proprie esigenze. Su una cosa però tutti concordano: agli Enti locali dovranno essere garantite maggiori risorse; bisognerà poi trovare un accordo con Confindustria sul Tfr. Il problema è però come modificare e cosa cambiare di un testo blindato e tutto improntato sulla tassazione e apparentemente blindato? E poi: quali le priorità, visto che l'estrema sinistra la pensa in maniera diametralmente opposta rispetto ai partiti di maggioranza più liberali? Ieri in Consiglio dei ministri non si è parlato ufficialmente di Finanziaria, ma è chiaro che il tema abbia comunque finito per catalizzare le attenzioni dell'esecutivo. Uscendo da Palazzo Chigi, il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero ha ammesso che la «ricognizione» sul testo è già partita e dovrà portare ad alcune modifiche. «Ci sono tante cose di cui discutere», ha sibiliato Ferrero. «Lavoreremo - ha proseguito il ministro - sui finanziamenti ai Comuni e sulle partite sociali, che sono ancora aperte e che a noi premono particolarmente». Qualcuno critica il «servizietto» confezionato al ceto medio? Ma quale salasso, ha chiosato Ferrero. «È giusto che vengano aumentate le tasse ai ricchi, altrimenti non si troverebbero mai le risorse necessarie per gli Enti locali e per quei temi sociali che sono fondamentali. Noi crediamo che questa Finanziaria debba andare in direzione opposta rispetto a quella ipotizzata da chi dice che ai ricchi non bisogna aumentare le tasse». Secondo il ministro di Rifondazione Comunista non è neppure auspicabile parlare di modifiche alla Finanziaria bipartisan e condivise. «La Cdl apre proponendo degli emendamenti? La maggioranza - ha spiegato Ferrero - deve discutere e trovare risposte solo al proprio interno. Operazioni trasversali sono al momento impensabili, altrimenti la maggioranza, quella decisa dagli elettori e che bisogna rispettare, non esisterebbe più». E qui sta il punto. Perché l'altra parte della maggioranza, quella più liberale, la pensa in maniera diamentralmente opposta. Daniele Capezzone (Rosa nel pugno) ha da tempo fatto sapere di voler lanciare un «tavolo dei volenterosi» bipartisan per le modifiche alla Finanziaria. Ieri Capezzone è tornato sull'argomento, ribadendo che «il tavolo è una cosa seria» e che «tutti sono determinati a farlo». L'esponente della Rosa nel pugno pare così al dialogo «tra le forze liberali di entrambi gli schieramenti politici». Il motivo è presto detto. «Dobbiamo tornare - ha spiegato Capezzone - al Dpef, che era molto buono, perché incentrato sulla spesa. Questa Finanziaria, invece, non ne ha recepito né lo spirito né la sostanza, essendo tutta finalizzata alla tassazione. Così il centrosinistra rischia una caporetto, come accadde durante la campagna elettorale». Secondo Capezzone, la sinistra massimalista, che continua a rifiutare qualsiasi dialogo con la Cdl, si sta rendendo protagonista «di una prova di forza che si rivelerà perdente». Capezzone avrebbe già incassato il sì a collaborare da autorevoli esponenti del centrodestra, tra i quali Sandro Bondi (FI). Riguardo a Silvio Berlusconi, Capezzone ha detto di reputare «molto positiva la linea di condotta del leader del

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