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In un Senato deserto

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Prodi ribadisce: «Non sapevo niente»

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Davanti all'Aula di Palazzo Madama, il premier Romano Prodi ripete quanto aveva detto sette giorni fa a Montecitorio. Tutto previsto e prevedibile. Quello che era meno prevedibile probabilmente è il clima che ha accolto il premier. Senato semi deserto, banchi del governo praticamente vuoti, pochi applausi da parte della maggioranza e poca voglia di polemizzare da parte dell'opposizione. Se alla Camera il premier era stato costretto a ripetere per ben 9 volte una frase, stavolta gli unici a «movimentare» un po' la seduta sono stati i senatori di An Francesco Storace e Domenico Gramazio. Il primo non ha perso occasione per commenti ironici e, quando rivolto ai banchi dell'Unione ha domandato con un sorriso «non lo applaudite?», è stato lo stesso Prodi a rispondere stizzito: «Non ne ho mica bisogno». Gramazio, invece, appena terminata la relazione, ha invitato il premier a querelare Tronchetti Provera che, insistentemente, continua a sostenere che il governo sapeva tutto. Anche la Lega ha provato a surriscaldare un po' gli animi quando tutti i componenti del gruppo hanno mostrato all'Aula dei Pinocchio di legno (protesta replicata anche fuori da Palazzo Madama). Scaramucce. Per il resto la seduta si è trascinata tra gli interventi della maggioranza che ha fatto quadrato attorno al Professore e l'opposizione che lo ha attaccato perché «non poteva non sapere». L'impressione però, è che la vicenda Telecom, dopo le polemiche delle scorse settimane, abbia un po' perso la sua attrattiva. Non interessa alla maggioranza che sembra essersi infilata in un confronto serrato tra statalisti e liberisti. Ma anche l'opposizione sembra guardare già oltre come testimonia l'intervento di Renato Schifani (FI). Il presidente dei senatori azzurri infatti, a parte l'annuncio che «Prodi cadrà in Senato» perché è un «uomo solo senza una maggioranza che lo sostiene», ha sfruttato l'occasione più per criticare la Finanziaria che per parlare di Telecom. In questo scenario Prodi ha recitato la sua parte con le dimissioni di Rovati che chiudono «ogni polemica e rendono onore a chi le ha date», e la convinzione che non possono essere né il verbale di un Cda né un'intervista di Tronchetti Provera a dimostrare che il governo sapeva. Piuttosto, per Prodi, bisogna concentrarsi sul superamento della «dicotomia tra Stato e mercato» per promuovere un «sistema forte e competitivo». Insomma la «tempesta Telecom» è passata, ora la vera battaglia è quella tra statalisti e liberisti, tra ala moderata dell'Unione e sinistra radicale. La Finanziaria sarà la prova decisiva.

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