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C'È grande fermento nelle giunte di tutta Italia.

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E far tornare i conti diventa un vero e proprio rompicapo, nonostante il Governo abbia concesso una maggiore autonomia fiscale. La Finanziaria permette agli enti locali di aumentare fino allo 0,8 per cento la compartecipazione all'addizionale Irpef. I comuni potranno istituire la tassa di scopo e un contributo di soggiorno da utilizzare per la manutenzione urbana e la valorizzazione dei centri storici. Ma bisognerà rispettare anche il patto di stabilità interno e il tetto massimo dell'indebitamento (non oltre il 2,6 per cento rispetto allo stock di debito fotografato al 30 settembre 2006). La coperta è corta, dunque, e se si tira da una parte si rischia di restare scoperti dall'altra. C'è poi la qualità e la quantità dei servizi da offrire ai cittadini, un tema che deve essere messo in primo piano specialmente se si punta alla rielezione. I sindaci, quindi, non vogliono passare né per vessatori e né tantomeno per coloro che tartassano i cittadini senza ritorni sulla qualità della vita nelle loro città. Aumentare le tasse locali, infatti, è altamente impopolare. Sarà difficile, però, non intervenire su Ici ed estimi catastali, anche se la maggior parte dei primi cittadini potrebbe puntare a far pagare un balzello al turista di passaggio (che non è un elettore). Ci stanno pensando Roma, Firenze e Torino. È favorevole anche il sindaco di Venezia Massimo Cacciari che però vuole legare la tassa a una maggiore offerta di servizi in termini di trasporti e pulizia della città. Questa scelta, però, rischia di rivelarsi un boomerang. A farne le spese sarebbe il turismo, che per molte città italiane rappresenta una risorsa primaria. Albergatori e imprenditori del turismo sono già in allarme e hanno definito la tassa di soggiorno come «una gabella medievale».

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