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Allarme dei nostri servizi segreti: «Si è intensificata l'attività terroristica»

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A dirlo sono i rapporti del Sismi risalenti alle settimane scorse, che evidenziano un livello di rischio «significativo» per il contingente italiano schierato a Kabul ed Herat. E lo scenario trova conferme con l'attentato di ieri, per il quale è stato probabilmente utilizzato proprio un ordigno improvvisato e azionato a distanza, contro una pattuglia di alpini a pochi chilometri da Kabul, costato la vita all'alpino Giorgio Langella. Ma già da alcune settimane i rapporti dei nostri servizi segreti indicavano una «intensificazione dell'attività terroristica nei confronti di personale ed interessi della Coalizione internazionale e di Isaf, con conseguente maggiore esposizione anche del contingente italiano». Secondo gli 007 italiani anche in Afghanistan sono state adottate tecniche di lotta tradizionalmente estranee alla cultura afgana quale l'azione suicida e l'impiego di ordigni improvvisati attivati a distanza, a conferma della «progressiva "irachizzazione" del teatro afgano». Per l'intelligence si assiste, non solo ad un incremento numerico degli episodi di violenza, ma anche ad un vero e proprio «salto qualitativo delle attività del fronte antigovernativo, che ricomprende talebani, cellule di ispirazione qaidista e militanti dell'Hezb-i-Islami di Gulbuddin Kekmatyar». La recrudescenza dell'attività della guerriglia è avvenuta in concomitanza con l'espansione a sud di Isaf, che il 31 luglio è subentrata ad Enduring Freedom ed è stata riscontrata anche un'intensificazione di azioni destabilizzanti nelle aree in cui la presenza di cellule terroristiche era in precedenza considerata di basso livello. Proprio a fronte dell'aumentato pericolo il Sismi, si legge nell'ultima Relazione semestrale dei servizi, ha intensificato il monitoraggio delle attività dei contingenti estremisti a protezione dei militari italiani dislocati a Kabul ed Herat. Sono stati inoltre accresciuti i contatti con le autorità locali per rafforzare il consenso della popolazione alla presenza italiana. Ma non è solo la nostra intelligence a preoccuparsi dell'incolumità della nostre truppe. Secondo il presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama Sergio De Gregorio, infatti, la dinamica dell'incidente in cui ha perso la vita il caporal maggiore Giorgio Langella «dimostra ancora una volta che l'equipaggiamento leggero dei nostri militari mal si presta ad azioni che richiederebbero, invece, ben altri mezzi». Per questo, secondo De Gregorio, è sbagliato parlare oggi di tagli alla Difesa. E, mentre, ci si interroga su come garantire l'incolumità dei nostri militari, la sinistra radicale torna a chiedere a gran voce il ritiro delle truppe da Kabul.

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