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Il Financial Times critica

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il precipitoso appoggio al piano

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Da New York, dove ha seguito Romano Prodi (ma non si era dimesso? E perché un ex consigliere, attualmente privato cittadino, segue il presidente del consiglio nei viaggi ufficiali in giro per il mondo?), dice, con una puntina di arroganza che non ci si aspetterebbe da un noto simpaticone come lui, che appena svincolato parlerà della vicenda Telecom e del piano su carta della segreteria della presidenza del consiglio di cui si è attribuito la paternità. Ma non si preoccupi, non stiamo a fossilizzarci sulle formalità, verrebbe da dire, parli pure se ha qualcosa di interessante da raccontare, anche perché non si sa in cosa consista il vincolo di uno che, ripetiamo, a quanto dice, si è dimesso. Ma lasciamo Rovati ai suoi rovelli e seguiamo gli sviluppi del caso Telecom. Il Financial Times se la prende con l'avvocato Guido Rossi, neo presidente del gruppo, per la fretta eccessiva con cui ha fatto propri i progetti di sviluppo proposti da Marco Tronchetti Provera prima di dimettersi. Rossi avrebbe pure potuto aspettare qualche giorno e valutare la situazione con un po' di calma, ha scritto il giornale della City. Rossi se l'è presa e ha subito risposto che lui le carte le conosce benissimo, anche perché è da anni consulente della Telecom di cui ha affiancato gli amministratori negli ultimi frangenti. L'aggressiva autodifesa del neo presidente lascia però qualche domanda. Se l'azienda andasse benissimo non sarebbero serviti né i piani di Palazzo Chigi né il ribaltone gestionale di Tronchetti Provera e il titolo non avrebbe quasi dimezzato il suo valore dai tempi in cui Tronchetti e soci hanno rilevato la Telecom. Ci si chiede perché ora, solo grazie alle proprietà taumaturgiche di Rossi e alla sua famosa sciarpa, dovrebbe essere tutto in carreggiata. Nascondere una situazione difficile è infantile. Allora, come è interessante leggere le critiche del Financial Times, così sono interessanti gli sviluppi previsti dal Sole 24Ore che, intervistando l'amministratore delegato di Mediaset Giuliano Adreani, mostra come il gruppo televisivo e quello telefonico abbiano più di una ragione di convergenza e che tale convergenza può avvenire sul piano del controllo azionario o anche semplicemente, ma sempre con grande impatto sul mercato, su quello delle alleanze gestionali tra una grande rete e un grande fornitore di contenuti. Intanto Murdoch si sgancia e ufficializza di aver interrotto le trattative intavolate con Tronchetti Provera. Quanto al coinvolgimento di Berlusconi si va a sbattere con il macigno che si creerebbe allargando in un settore tanto delicato le partecipazioni industriali del Cav. Non solo. Si comincia a vedere uno spaventoso vuoto di potere nell'attuale maggioranza. Non serve un governo che faccia consulenze, più o meno occulte, ovviamente. Ma servirebbero un governo e una maggioranza presenti sulla faccenda Telecom, capaci di indicare una sola linea di quella che una volta si chiamava politica industriale: intendendosi con questo la capacità di dire cosa serve al Paese (ad esempio controllo e regole stabili per le reti che possono servire a una pluralità di aziende).

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