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«Mai più ambiguità dalle istituzioni»

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Nessuna volontà di scatenare dibattiti pro o contro Israele, nessuna volontà di celebrare processi pubblici alla sinistra italiana, la comunità più antica del mondo occidentale chiede solo che «questo errore non si ripeta». «Innanzitutto vorrei sottolineare quanto l'Unione delle comunità ebraiche austriache ha detto sulla persona di Moshe Friedman» esordisce il portavoce della comunità Riccardo Pacifici. «Non si tratta di un rabbino - continua - ma di una persona che parla a nome di se stesso. Per il resto trovo lodevole il modo con cui il presidente Bertinotti ha stigmatizzato l'accaduto». Insomma, è tutto finito? «Noi siamo orgogliosi di vivere in un Paese dove c'è libertà di espressione. Poniamo solo una domanda: fino a che punto si può arrivare? Esiste un limite a questa libertà?» «Io sono certo - riprende Pacifici - che se si fosse svolto un convegno in cui si negava la Shoah si sarebbe sollevato il mondo. Ecco, ci piacerebbe che ci fosse la stessa premura in altre occasioni. Insomma ora che si è verificato questo precedente o, se preferisce, questo incidente, mi auguro che in futuro ci sia un controllo superiore. Tra l'altro vorrei sottolineare il fatto positivo che il mondo islamico liberale, con cui noi abbiamo rapporti e dialoghiamo, ha espresso compatto la propria indignazione. Convegni come questo, soprattutto se svolti all'interno di un'istituzione come la Camera, rischiano di mettere in crisi il dialogo che, faticosamente, si sta tentanto di realizzare in Italia». Gli fa eco il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. «Trovo allarmante - dice - che per commemorare l'11 settembre si debba fare un processo ad Israele. Questo testimonia la grossolanità di certe generalizzazioni e la gravità di prese di posizione preconcette. Inoltre, da cittadino italiano, esprimo il mio rammarico per il fatto che una sede istituzionale sia stata utilizzata per questo. Mi auguro che non si ricada in questo errore e che ci sia un impegno forte alla vigilanza. Purtroppo episodi come questi dimostrano che il sentimento di odio verso gli ebrei è tutt'altro che latente e va combattuto con l'informazione e la denuncia». Un sentimento che, però, sembra annidarsi soprattutto all'interno della compagine di governo. «In alcune parti della sinistra» specifica Di Segni. Mentre Pacifici sottolinea come esistano in Italia un'estrema destra e un'estrema sinistra con posizioni anti-israeliane. «La differenza - dice - è che quest'ultima è al governo». «È indubbio - continua - che la sinistra radicale stia facendo danni. Si tratta di un problema con cui dovremo convivere fino alla fine di questa legislatura. Attenzione però, la mia intenzione non è quella di fare uno spot elettorale per l'opposizione di centrodestra, dico solo che non bisogna più ricadere in certi errori. Occorre maggiore attenzione, prudenza e responsabilità. Soprattutto in un momento delicato come questo». N. I.

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