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I big sono entrati tutti nell'esecutivo Il partito ora è guidato dai «giovani»

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In un momento in cui la Margherita sembra attraversare un momento di tranquillità, con gli scontri tra rutelliani e prodiani finalmente archiviati e sopiti sotto l'abbuffata di poltrone nel governo, le tensioni maggiori arrivano dalle terze file, da tutti quegli amministratori locali che hanno preso il posto nell'esecutivo del partito di chi è finito al governo. E che ora guardano con sospetto quello che verrà dopo. Perché nel futuro c'è il partito democratico, quello che i vari Parisi, Bordon, Rutelli vogliono fortemente, e allora lì si aprirà una lotta per chi sarà al comando e nell'esecutivo della futura formazione. Oggi i posti dei vari Fioroni, Marini, Parisi sono stati presi da quelli che erano immediatamente dietro di loro. Cosa accadrà quando e se tra cinque anni - o anche meno come sussurra qualcuno senza voler essere citato - il centrosinistra non dovesse più essere al governo? I «vecchi» torneranno al loro posto ricacciando indietro chi in questi anni ha sudato e faticato per reggere il partito? Domande che frullano nella testa di gente come Nicodemo Oliverio, 50 anni, una vita passata a organizzare e a cacciare voti sul territorio e al quale è capitato di prendere il posto di Marini come dirigente organizzativo della Margherita. O di Fausto Recchia, l'ex braccio destro di Parisi, diventato il responsabile dei circoli della Margherita. O ancora Alberto Losacco, trentenne responsabile della propaganda che ha sostituito Renzo Lusetti, altro emergente nella galassia della Margherita e nominato da Rutelli suo portavoce. O ancora Antonello Giacomelli, 40 anni, ex segretario regionale della Toscana, subentrato a Giuseppe Fioroni come resposabile degli Enti locali, oppure Fistarol, ex sindaco di Belluno entrato nell'esecutivo del partito. Sono loro che da quando i «grandi» sono entrati al governo hanno occupato le caselle lasciate libere dentro l'organizzazione della Margherita. E ora che stanno faticando non hanno nessuna voglia di essere rimandati indietro con un «grazie da qui in poi ci pensiamo noi». «Questa è la vera sfida dentro la Margherita - racconta uno dei "giovani" - Noi stiamo lavorando per farlo nascere il partito democratico, dal basso, con tutto il sudore e la fatica che ci vuole a livello organizzativo. Chi sta in alto discute ma poi i problemi reali, concreti, nelle sezioni, tra la gente, li dobbiamo affrontare noi. E dopo tutto questo dobbiamo tornare indietro? Non se ne parla neppure». La sfida è lanciata. Pa. Zap.

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