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L'ex sottosegretario autore della riforma Maroni: il mercato ne uscirebbe penalizzato

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Brambilla: «Impossibile anticipare al 2007 la riforma del Tfr»

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Un traguardo di difficile realizzazione, questo, secondo l'ex sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla, autore della riforma Maroni. «Ad oggi un anticipo della riforma del Tfr è impossibile perché la Covip emetterà le nuove direttive non prima del prossimo ottobre. Come fanno 250 fondi pensione a mettersi in linea avendo a disposizione solo due mesi di tempo? Mancano anche i tre mesi di tempo previsti per fare la pubblicità progresso e inoltre mancano i 500 milioni per avviare la fase di decollo. Sarebbe inoltre anche un danno al mercato. D'altra parte - aggiunge- da maggio ad oggi non è stato fatto nulla, senza contare che il protocollo con l'Abi per il fondo di garanzia a compensazione delle imprese che rinunciando al Tfr perdevano liquidità è stato disdettato dall'Abi perché non era stato controfirmato da Tremonti. C'è poi da verificare con l'Ue se il tutto è compatibile con gli aiuti di stato». La crescita dei fondi allo stato attuale, come si legge nei dati Covip, d'altra parte, è stata finora insufficiente. Gli iscritti alle forme pensionistiche complementari rappresentano attualmente circa il 13% degli occupati, mentre le risorse complessivamente destinate alle prestazioni previdenziali complementari equivalgono a circa il 3% del Prodotto Interno Lordo. Se confrontato con alcune significative esperienze internazionali, il nostro sistema è ancora di modeste dimensioni. Nel Regno Unito le adesioni interessano, infatti, circa il 60% degli occupati e negli Stati Uniti il 50%. Le attività complessivamente facenti capo ai fondi pensione sono all'incirca il 70% del Pil nel Regno Unito e di ammontare equivalente al Pil negli Stati Uniti. Nel 2005 l'andamento del settore è stato caratterizzato da tendenze non univoche. L'incertezza legislativa e il posticipo della riforma al 2008 non hanno giovato alla crescita delle adesioni. Alla fine del 2005, gli aderenti alle forme pensionistiche complementari sono complessivamente 3 milioni; le risorse totali destinate alle prestazioni ammontano a circa 46 miliardi di euro, poco più dell'1% delle attività finanziarie delle famiglie. I fondi pensione di nuova istituzione (successivi al Decreto legislativo 124 del 1993) totalizzano più di un milione e mezzo di aderenti, con un incremento dell'8% rispetto al 2004. I tre quarti degli iscritti fanno capo a fondi pensione negoziali mentre la restante parte a fondi pensione aperti. Il patrimonio complessivamente gestito da questi fondi, in aumento di circa il 30% rispetto all'anno precedente, è pari a 10,6 miliardi di euro, di cui 7,6 miliardi di euro costituiscono le risorse gestite dai fondi pensione negoziali mentre ammontano a 3 miliardi di euro quelle afferenti ai fondi pensione aperti. Le polizze assicurative relative a piani individuali pensionistici, collocate sul mercato a partire dal 2001, sono 811 mila, in aumento del 18% rispetto al 2004; le corrispondenti riserve destinate alle Considerazioni del Presidente 11 prestazioni ammontano a 3,3 miliardi di euro. Il 63 per cento delle risorse relative ai Pip fa capo a prodotti «unit linked» e il restante 37% a prodotti «tradizionali». I fondi pensione preesistenti, pur riferendosi ad un bacino di potenziali aderenti che non può più essere esteso, contano, alla fine del 2005, circa 660 mila iscritti attivi; le risorse destinate alle prestazioni ammontano a 32 miliardi di euro, ovvero circa il 70% di quelle dell'intero settore della previdenza complementare. Le classi più giovani sono all'ultimo posto per numero di adesioni. Troppo poco per pensare di poter anticipare di un anno la riforma del Tfr.

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