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di LAURA DELLA PASQUA IL TAM tam è scoppiato irrefrenabile al'interno di Forza Italia.

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È bastata l'incauta confidenza di Mastella che ha rivelato di un patto segreto stretto con Casini per costruire il grande centro (un patto che risale a un anno fa ma poi saltato perchè, dice il leader dell'Udeur, Casini avrebbe deciso di dedicarsi a conquistare la successione di Berlusconi) ed ecco che si scatenano le accuse reciproche. Berlusconi, secondo quando riportato da un deputato, avrebbe sfogato la sua amarezza accusando Casini di «tradimento». Attorno a questa parola si è scatenato il putiferio con le seconde file dei due partiti, Forza Italia e Udc, che hanno sparato bordate, mentre più di uno in Fi si dice certo che la coalizione potrebbe andare avanti anche senza l'Udc. Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, respinge le accuse a Casini: «Berlusconi non ha alcun titolo per dare del traditore a Casini». E poi: «Berlusconi non ha l'esclusiva degli elettori moderati italiani, che sono esistiti prima di lui ed esisteranno anche dopo». Come dire che l'Udc non ha nessuna intenzione di farsi dare la linea da Berlusconi. A stretto giro, Cesa si becca la replica del portavoce del Cavaliere, Paolo Bonaiuti. «Berlusconi che non ha mai pronunciato la frase che gli è stata attribuita». Bonaiuti non si limita alla smentita, ma lancia un monito preciso ai centristi: «Non accettiamo e non accetteremo più attacchi ingiusti, ingenerosi e ingiustificati». Il deputato di Fi non rinuncia poi a togliersi qualche sassolino dalla scarpa, contestando al portavoce dell'Udc Michele Vietti il «tentativo disperato di attribuire a Fi la colpa di aver montato la panna sull'episodio», per non parlare «delle accuse di ingerenza sui tg», in particolare di Mediaset. Vietti risponde in modo altrettanto piccato: «Anche noi non siamo più disponibili ad accettare attacchi ingiustificati, diretti o indiretti, nè al nostro partito nè al suo leader». Ma, se Berlusconi vuole chiudere il caso, sono comunque in molti in FI a pensare che il braccio di ferro con l'Udc si debba risolvere, in un modo o nell'altro. Magari anche lasciando ognuno andare per la sua strada. Tanto più che i sondaggi commissionati dal Cavaliere vedrebbero la Cdl al 54%, di cui un 4% in quota Udc. Se anche i centristi lasciassero la Cdl, è il ragionamento, la metà degli italiani resterebbe con il centrodestra. Senza contare che Berlusconi non ha mai perso la speranza di riallacciare l'intesa con i Radicali che, senza Casini, potrebbe risultare meno complicata. Intanto da entrambi i partiti sono numerosi coloro che temono un crescendo della tensione a scapito della compattezza della coalizione. Così l'ex ministro Udc Carlo Giovanardi invita a non «cadere nella trappola di un abile seminatore di zizzania come Mastella» e a «non fare regali gratuiti agli avversari». Stesso tono da An. La Russa bacchetta l'Udc chiedendo ai centristi di non fare come la Lega e di non mettere a repentaglio la coesione della Cdl. Il leghista Roberto Calderoli la butta sula battuta. «Dopo tanti anni di Casini e casini, non mi stupisco più di nulla. Che dovrei dire di chi non ha fatto che cambiare posizione negli ultimi cinque anni».

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