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Berlusconi critica: troppi tremila soldati

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Solo la Lega Nord non intende sciogliere le riserve fino a quando non leggerà il decreto con i dettagli dell'intervento. Il vertice di Bruxelles, che ha confermato un maggiore impegno dei partner europei, ha dunque fatto cadere molti dei dubbi sollevati in questi giorni dall'opposizione. Il primo alleato della Cdl a confermare il proprio sostegno in aula è stato Alleanza Nazionale. Il partito di Gianfranco Fini si è detto «soddisfatto» per l'esito dell'incontro di Bruxelles ed ha annunciato che per tale ragione voterà sì alla missione. Poco dopo, anche Forza Italia ha dato un sostanziale semaforo verde. «È chiaro che in questo contesto non potrà mancare il nostro voto favorevole», ha spiegato Sandro Bondi. «Ora - ha però aggiunto il coordinatore del partito - non rimane che precisare con chiarezza e senza ambiguità le regole di ingaggio, le modalità di azione sul campo e le finalità della missione di pace». Soddisfatto dalle conclusioni del vertice anche l'Udc, che pur riconoscendo implicitamente i meriti del governo Prodi, attribuisce il risultato all'impegno bipartisan del Parlamento. Alla decisione dell'Europa di «giocare finalmente un ruolo importante in Medio Oriente», ha infatti spiegato il segretario Lorenzo Cesa, «si è giunti grazie all'impegno italiano, supportato da una iniziativa convergente tra maggioranza e opposizione». Una strada, ha aggiunto, «da seguire anche in futuro». Un sintonia fra maggioranza e opposizione che in mattinata sembrava tutt'altro che scontata, almeno stando alle parole di Silvio Berlusconi. Davanti alla platea del meeting di Rimini, il Cavaliere ha infatti criticato le scelta del governo di inviare fino ad un massimo di tremila uomini. Troppi, secondo Berlusconi che avrebbe preferito un contingente più proporzionato all'impegno italiano nell'Onu e nella Nato. Una posizione che Berlusconi ha detto di aver esposto anche al presidente del Consiglio. «Ho avuto una telefonata con Prodi perchè mi sembrava incredibile un impegno così elevato sui 15.000 uomini che andranno a formare il contingente», ha spiegato Berlusconi, ricordando che l'Italia «partecipa alle Nazioni Unite per il 5%» e che quindi, i militari presenti in Libano, dovrebbero essere «tra il 5 e il 7%» dell'intero contingente. Non credo che sia assolutamente conveniente fare di più. Inoltre «senza il disarmo di Hezbollah non c'è soluzione alla crisi», ha ammonito l'ex premier, lasciando intendere che a questo difficile e pericoloso compito potrebbe essere chiamato il contingente di pace. Da qui la precisazione di Bondi che chiede al governo massima chiarezza su modalità operative, regole di ingaggio e obiettivi dell'intervento. Dubbi sollevati anche dall'ex presidente del Senato, Marcello Pera, che si chiede chi debba disarmare le milizie sciite visto che in merito la risoluzione dell'Onu è «tutt'altro che precisa» ed esiste il rischio di un conseguente intervento israeliano che esporrebbe le truppe italiane a «notevoli rischi». La Lega Nord infine, come ha spiegato Roberto Maroni, aspetta il decreto del governo prima di pronunciarsi. Il capogruppo del Carroccio a Montecitorio ha però criticato «l'eccessivo giubilo» di alcuni esponenti del governo ed in particolare di Massimo D'Alema. Le parole del ministro degli Esteri, ha detto, sono «stonate» visto che «non è opportuno esultare» quando si inviano soldati in una missione che resta «rischiosissima».

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