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Berlusconi pone due condizioni:

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regole chiare e disarmo dei terroristi

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Alla vigilia del Consiglio dei ministri che deve decidere dell'operazione in Medio Oriente, Berlusconi rompe il silenzio in cui si è trincerato questi giorni. E lo fa in un momento in cui la polemica tra i due schieramenti sta lievitando in modo pericoloso specie dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri D'Alema sull'attacco di Israele in Libano. Tant'è che dalle fila di Forza Italia qualcuno ha messo in forse il clima bipartisan in Parlamento sulla missione. Le parole di Berlusconi arrivano nel tardo pomeriggio mentre cresce l'attesa per la riunione Onu sulla risoluzione. «Siamo favorevoli alla partecipazione dei militari italiani nel contingente Onu per il Libano» afferma il leader di Forza Italia che pone due condizioni: «l'arrivo dei 30.000 militari» dovrà portare «al disarmo delle milizie terroriste e quindi alla riconquista della sovranità dell'esercito libanese sul suo territorio. Inoltre i soldati italiani dovranno essere inviati nel quadro di una missione con obiettivi politicamente chiari e con regole d'ingaggio precise. Su questa base è possibile una intesa tra maggioranza e opposizione». Poi l'ex premier marca il significato del suo gesto. «Non ripagheremo l'attuale maggioranza con quel comportamento irresponsabile che l'opposizione di sinistra ha tenuto nei nostri confronti negli ultimi cinque anni». E sottolinea che «nello stesso modo ci siamo comportati qualche settimana fa in occasione del voto sull'Afghanistan». Berlusconi poi ribadisce i momenti salienti della politica estera del suo governo. «Per cinque anni, grazie all'azione continua e coraggiosa delle forze dell'ordine e dei servizi di intelligence siamo riusciti a tenere lontano dal nostro Paese il terrorismo internazionale e abbiamo sgominato quello interno». «Il mio impegno - aggiunge - è stato di dare un forte contributo alla lotta contro il terrorismo globale di nuovo tipo, manifestatosi dopo l'11 settembre 2001 e in altre drammatiche occasioni e sostenuto dal fondamentalismo di matrice islamica». Poi Berlusconi manda a dire a Prodi che il sì alla missione in Libano con si configura come l'inizio di una collaborazione più vasta con la maggioranza per mettere la sordina ai contrasti interni. «L'Unione non conti all'infinito su di noi. I contrasti fra le diverse posizioni di questa cosidetta maggioranza non potranno essere surrogati all'infinito dal nostro senso di responsabilità». Se è possibile «un'intesa sul Libano restano le divergenze» sugli orientamenti della politica estera. Il leader della Cdl infine ribadisce il rapporto con Israele che suona come un messaggio a D'Alema. la risoluzione dell'Onu 1559, che prevedeva lo scioglimento delle milizie Hezbollah è rimasta purtroppo lettera morta. E anzi, nel corso di questi ultimi anni è avvenuto il contrario. Mentre Israele stava cedendo territori per ottenere la pace, secondo la formula pace contro terrorismo, ha dovuto subire un attacco militare e terroristico su due fronti al quale non ha potuto non reagire». L.D.P.

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