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Rifondazione divisa anche sulla pace

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Polemica interna sul ruolo dei nostri soldati. I dissidenti pacifisti all'attacco

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Una prima, costituita da alcuni «reduci» del fronte dissidente che ha già dato battaglia sul rifinanziamento della missione in Afghanistan e che considera l'invio di truppe in Libano un impegno che potrebbe scivolare in guerra. Una seconda, composta dal nucleo «istituzionale» del partito che va dal capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena al segretario Franco Giordano, che è invece d'accordo sulla missione, giudicata un intervento di pace. Tra gli esponenti che mostrano forte scetticismo nei confronti dell'intervento Onu c'è Fosco Giannini, capogruppo in commissione Difesa a Palazzo Madama: «Se il compito di rioccupare il Libano del sud e di disarmare Hezbollah fosse dato alle forze d'interposizione Onu sarebbe un problema, perchè - spiega - esse finirebbero quel lavoro sporco che Israele non ha completato sul campo». Per questo il senatore del Prc punta il dito contro la risoluzione delle Nazioni Unite che «non stigmatizza minimamente l'orrore di un durissimo attacco di guerra compiuto dallo Stato ebraico per un mese». Inoltre nel documento «non si fa riferimento al fatto che Israele si deve ritirare dall'area delle Fattorie di Shebaa. Non è chiaro se le truppe di Tel Aviv dovranno ritirarsi dalla fascia cuscinetto nel sud del Libano e, oltretutto, non si capisce perché si esige il rilascio dei prigionieri israeliani, mentre non si spende una parola sul rilascio dei detenuti libanesi e palestinesi. Come ha osservato Andreotti, inoltre, non si fa riferimento alla questione palestinese». E come se non bastasse, «oltre a questo problema ce n'è un altro altrettanto ambiguo, che riguarda la regola d'ingaggio dei nostri soldati. Nella risoluzione Onu non si dice, ma si fa capire, che potrebbero essere anche le forze di interposizione, coadiuvando l'esercito libanese, a dover disarmare Hezbollah. Per questo dobbiamo comunque aspettare la seconda parte del documento per capire fino in fondo. Certo è - chiarisce - che se le forze internazionali avessero il potere di disarmare Hezbollah quella sarebbe una guerra. Se così fosse i nostri soldati sarebbero coinvolti in un'azione non di loro competenza e sarebbero esposti a rischi immensi». La proposta dell'esponente «ribelle» del Prc è quindi chiara: «Sarebbe stato meglio non mandare truppe di paesi legati alla Nato o a interessi americani, come quelle italiane. Meglio inviare soldati arabi o dell'Unione africana». Non critica invece la risoluzione dell'Onu Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione a Palazzo Madama: «Il documento, all'articolo 6, chiarisce che la missione sarà esclusivamente di pace, e non prevederà tra i compiti delle truppe Onu quello di disarmare chicchessia, ma solo quello di proteggere i confini e le popolazioni civili». Quindi un attacco alla destra: »Le forze della destra dopo essere state sconfitte sul terreno dell'unilateralismo e della guerra preventiva, cercano di prendersi la rivincita trasformando la missione di pace in Libano in nuova azione di guerra, secondo il modello di Enduring Freedom. Invece quella in Libano sarà una missione di pace -e non un ulteriore passo sulla sciagurata strada della guerra preventiva».

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