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Cuccureddu: «Aggirate la tassa sul lusso»

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L'invito è rivolto a tutti quei proprietari di imbarcazioni che, gettata l'ancora in Costa Smeralda, dovranno pagare la «tassa sul lusso», firmata dal presidente della Regione Renato Soru. Cuccureddu, che cosa significa per la Sardegna la tassa sul lusso? «In realtà quell'imposta sarebbe dovuta rimanere solamente una provocazione, soprattutto per rivendicare il credito che la regione ha nei confronti dello Stato. In questo senso avrebbe potuto avere una sua efficacia. Ma da un provocazione - qual era - è diventata un fatto reale. Una vicenda aizzata soprattutto dalle frange più estemiste della Sardegna. Da coloro che vorrebbero l'indipendenza per l'intera Regione». E la norma è arrivata a Palazzo Chigi... «Letta ne ha riconosciuto la legittimità: insomma erano intenzionati a prendere la proposta in modo serio ma il provvedimento della "tassa sul lusso" però, di per sé è anticostituzionale». Per quale motivo? «Perché è stato impugnato dal governo che ha lo stesso indirizzo politico di quello di Soru... Viola i principi cardine della Costituzione: l'articolo 3 in fatto di uguaglianza tra persone, il 5 per quanto riguarda l'indivisibilità dello Stato italiano, il 120 perché nessuno può essere tassato due volte per lo stesso bene». Per esempio? «Non posso pagare ogni volta che faccio il mio ingresso all'interno di un porto. Insomma le tasse che devo allo Stato le verso già nella dichiarazione dei redditi. Poi chi dice che le persone che attraccano in Sardegna lo facciano solamente per motivi turistici e non per motivi di salute, o per motivi lavorativi?» Vantaggi o danni? «Danni, se siamo in contrasto con i principi comunitari. Danni soprattutto per l'economia turistica. Inoltre, la tassa finora non ha portato benefici alle casse regionali: non ci hanno ancora detto in quanti l'hanno pagata». Nelle intenzioni la tassa avrebbe dovuto portare vantaggi ai sardi. «È fatta contro i sardi e contro la Sardegna. Non solo, perché danneggia l'immagine che tutti solitamente hanno della nostra regione: una terra ospitale. Ci stanno rendendo antipatici a tutti». Le alternative? «Per assurdo bastava far pagare un euro a chi, per entrare in Sardegna, prende un traghetto o sale su un aereo. Un euro per un flusso turistico che, ad oggi, si aggira attorno ai sei milioni e seicentomila turisti... Avremmo risanato il debito regionale». Quanto ha perso la Sardegna, in termini di percentuali? «Un calo del 61% è stato registrato a metà giugno, agli inizi di luglio era al 20 per cento, alla fine del mese si può dire che si aggirasse attorno al 25% in meno delle presenze. Nei porti ci sono postazioni libere ed è il primo anno che succede». La sua soluzione? «Cercare in qualsiasi maniera di eludere la tassa, cercando il modo e la maniera migliori per non pagarla. In questo senso, daremo anche assistenza legale a chi ce la richiedesse. Stiamo cercando modi e maniere per restituire i soldi versati per la tassa ai legittimi proprietari, cercando di compensare il danno economico». Ma i turisti come reagiscono? «Stanno andando via. In Corsica, dove è stato registrato un 50 per cento di presenze in più, a Portofino, dove i turisti sono aumentati del 20 per cento».

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