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Montezemolo torna all'attacco

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«Il governo deve essere

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Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, conferma il taglio del cuneo e chiede però alle imprese di fare la propria parte. Sulla manovra finanziaria, poi, dice di «non illudersi» e di essere «preoccupato dell'effetto del rialzo dei tassi sull'aumento del costo del debito pubblico». I due protagonisti della politica economica italiana si incontrano sul palco di «Cortina in-con-tra». «C'è sintonia sulle linee di fondo», dicono al termine del faccia a faccia. Ma nel dibattito non sono mancati «colpi di fioretto». A partire lancia in resta è Montezemolo. Invita «a non cambiare le buone riforme dei governi precedenti, solo perché fatte da altri», e si dice «preoccupato per quanto riguarda le norme ambientali di Pecoraro Scanio che introducono ulteriore complessità». Montezemolo chiede attenzione alle imprese. «La crescita non viene dalla cicogna», afferma, e chiede: «vorrei più tifo per chi intraprende, investe ed esporta». Così le risorse, da realizzare «tagliando le spese improduttive», devono essere usate per abbattere il debito «ma anche per spingere ricerca e infrastrutture». Padoa-Schioppa, invece, parte dai conti pubblici. Comincia con la crescita delle entrate fiscali. «A settembre faremo una verifica in base ai nuovi dati - dice - ma credo che l'ordine di grandezza della manovra non cambierà in modo significativo». Padoa-Schioppa risponde poi alle sollecitazioni di Montezemolo. Innanzitutto spiega che «non bisogna confondere la ripresa con la crescita». Poi conferma: il taglio del cuneo fiscale sarà di cinque punti. Ma qui parte il richiamo alle imprese, che devono darsi da fare. Parla della crescita e afferma che «ci sono anche imprese notevolmente arretrate che non hanno ancora assorbito il venir meno delle valutazioni ogni quattro anni». E così il ministro afferma che anche il taglio del cuneo «può essere fonte di illusione», perché sarà «una boccata d'ossigeno temporanea». Montezemolo punta comunque l'indice contro la politica, che riesce a fare accordi condivisi, da destra e da sinistra, solo sull'indulto. «Il Dpef non rimanga un libro dei sogni», dice, spiegando di condividere l'indicazione fornita dei quattro capitoli su cui bisogna incidere con i tagli. La palla passa a Padoa-Schioppa. Il ministro spiega che non ama la parola «tagli», una parola che «porta pure fuori strada». Mentre invece bisogna «rendere più efficienti sistemi pubblici essenziali», come scuola e sanità.

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