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Prodi si vanta: «Con me l'Italia gira»

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Il miracolo del premier: «Altro che stato di polizia, qui abbiamo rimesso in piedi lo Stato»

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Il Professore, ricalcando in questo caso lo stile del premier che lo ha preceduto, lascia da parte le ombre e di cui pure qualche giorno fa aveva parlato, si è concentrato sulle luci. Ha rivendicato dunque, e con tanto di puntiglio, i risultati del lavoro di due mesi e mezzo e risponde con durezza agli attacchi di Silvio Berlusconi: «Non siamo in uno stato di polizia, piuttosto stiamo rimettendo in piedi lo Stato». Il presidente del Consiglio ha quindi proseguito, dicendo che il governo ha «lavorato a testa bassa e senza dare ascolto agli uccelli del malaugurio che ci predicevano una fine imminente. Il fine era quindi quello di affermare che, la serietà, al governo non era soltanto uno slogan elettorale, ma soprattutto il nostro indirizzo e, in modo particolare, la nostra guida per tutta la legislatura a venire». Gran parte dell'intervento è dedicata alla manovra bis e alle liberalizzazioni. Ora, sostiene il premier, è stata riportata «equità, ma anche rigore e serietà nelle politiche fiscali, non abbiamo toccato le aliquote, ma abbiamo redistribuito il peso del fisco con maggiore senso di giustizia». Viene ribadita, per l'ennesima volta, la lotta all'evasione fiscale. Ma è affrontando le liberalizzazioni che l'intervento di Prodi sale di tono, con un duro attacco a Berlusconi, che al contrario aveva parlato di stato di polizia tributaria: «Non stiamo mettendo in piedi uno stato di polizia - ha continuato il premier - stiamo solo rimettendo in piedi lo Stato». Liberismo, ha ricordato quindi il Professore «non vuol dire essere liberi di fare quello che ci pare, questo si potrebbe chiamare al massimo anarco-liberismo». Liberismo, al contrario ha insistito: «Vuol dire condividere e rispettare regole certe e all'interno di esse muoversi liberamente». Dopo un breve passaggio sulla politica estera del governo di centrosinistra (senza tralasciare la questione sul ritiro o meno delle truppe dall'Iraq e impegno del paese nelle missioni di pace internazionali), che «ha riportato l'Italia al ruolo che le spetta di protagonista non solo in Europa ma anche nel mondo», Prodi punta alla ripresa di settembre e a quello che sarà il passaggio più difficile del suo secondo mandato: la Finanziaria. A questo punto, non ha aspetto a rivendicare, prima di tutto di aver rilanciato la concertazione con categorie e parti sociali e di aver confermato «solennemente» l'impegno di abbattere di cinque punti il cuneo fiscale per le imprese, uno dei cavalli di battaglia dell'ultima campagna elettorale. Infine, qualche parola sull'indulto: «Vorrei che si smettesse di fare confusione, facendolo passare per un'amnistia o per una sorta di perdono generalizzato». Il provvedimento, ha continuando precisando il premier «aveva uno scopo principale e urgente. Cioè quello di non far degenerare oltre la gravissima situazione nelle carceri». Prodi ha spiegato dunque che il governo «ha preferito fare quello che riteneva giusto anche a costo di pagare un prezzo di immagine perchè la serietà al governo non significa dire ricercare sempre e comunque un facile consenso, ma lavorare davvero per il bene della comunità». In vena di frasi a effetto, il Professore aggiunge che «per noi stupire vuol dire semplicemente dimostrare che abbiamo il coraggio di cambiare il Paese e che riusciamo a farlo». Ora è il momento delle vacanze: «Ne abbiamo bisogno e ce le siamo meritate».

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