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Via libera definitivo su Manovra-bis

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e liberalizzazioni

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I voti a favore sono stati 278, 193 quelli contrari; due deputati si sono astenuti. Sul provvedimento il governo ha posto per due volte la questione di fiducia, riuscendo a convertire le norme prima della pausa estiva. Viceversa, il rischio era arrivare a ridosso della scadenza del decreto, il 4 settembre. È attesa ora la firma del Quirinale sul provvedimento e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Alla fine delle votazioni, in un clima di tensioni e polemiche, grande soddisfazione è stata espressa dal ministro per lo Sviluppo Economico e «primo autore» delle liberalizzazioni, Pierluigi Bersani che ha subito sottolineato di essere «doppiamente soddisfatto: abbiamo lavorato - ha detto - per conto dei cittadini-consumatori e stiamo lavorando con grande comprensione dell'opinione pubblica e, devo dire, anche del Parlamento. Poi - ha aggiunto - naturalmente, ci sono le battaglie politiche, anche ostruzionistiche, l'esigenza magari di tagliar corto con qualche voto di fiducia per evitare pratiche dilatorie. La sostanza è questa, e credo che i cittadini abbiano capito». Una giornata, quella di ieri, per niente facile per il governo, battuto ben due volte alla Camera su due diversi ordini del giorno. Il primo, presentato da Rifondazione Comunista sull'articolo 13 della Manovra; il secondo, promosso da Forza Italia, punta ad evitare che al parco dello Stelvio vengano tagliati fondi come previsto dall'ultima Finanziaria. Il primo testo che indirizza il governo è stato approvato con 271 voti favorevoli contro 248 contrari: l'esecutivo si è trovato in minoranza in Aula grazie alla convergenza dei voti del Prc con quelli della Casa delle Libertà. L'articolo 13 della manovra, oggetto del primo odg, toglie alle società a capitale pubblico o misto la possibilità di svolgere prestazioni a favore di altri soggetti limitando di fatto l'operatività delle stesse». Il secondo ordine del giorno, sul quale il governo è stato nuovamente battuto, è passato con 248 sì e 240 no. Su questo punto i firmatari azzurri spiegano che «il ministero dell'Economia e delle Finanze, in merito all'attuazione dei tagli e al rispetto dei limiti previsti dalla legge finanziaria 2006, non tiene conto dell'autonomia gestionale del consorzio del parco nazionale dello Stelvio, principio sancito dalle leggi costitutive dello stesso». L'approvazione del testo, il cui primo firmatario è l'azzurro Paolo Uggè, è stato stato accolta da un lungo applauso di tutti i membri della Cdl. È stato invece accolto, grazie anche all'appoggio di Sergio Mattarella (Dl) un ordine del giorno, al quale precedentemente il governo aveva dato parere contrario (poi rivisto) di Luisa Capitanio Santolini (Udc) che impegna il governo a definire «in via prioritaria» con la prossima Manovra «interventi volti a favore i soggetti più deboli, quali le famiglie numerose, i giovani precari, gli adulti espulsi dal processo produttivo e gli anziani non autosufficienti». Approvato fra gli altri anche un odg dell'Idv per sostegni alla ricerca sempre in sede di Finanziaria e uno di Riccardo Pedrizzi (An) sull'Ici per la Chiesa. Critico l'atteggiamento dell'opposizione per tutta la giornata, soprattutto nel passaggio «blindato» alla Camera, contestando più volte il modo di procedere del Governo. Durante le dichiarazioni di voto, Gianni Alemanno (An) ha minacciato un «autunno caldo» se il governo non rivedrà la sua politica economica e parlando del decreto ha detto che si tratta di «un provvedimento che ha il sapore della lotta di classe, che tende a mettere i lavoratori dipendenti contro quelli autonomi e questo mentre oggi il Paese ha bisogno di unità e di equità tra tutte le diverse categorie produttive che lo compongono». E il vicepresidente di Fi, Giulio Tremonti, ha lanciato una stoccata a Bersani: «Sa fare solo marcia indietro come i tassisti». Forti critiche nei confronti dell'esecutivo sono arrivate anche dall'ex

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