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Al Senato due commissioni, Finanze e Difesa, non hanno dato il via libera al Dpef

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La maggioranza non ha raggiunto il numero di voti necessario ad approvare il parere consultivo al Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) nella commissione Difesa del Senato. Lo stesso è accaduto in commissione Finanze, dove oltre al parere sul Dpef non è passato anche il decreto Visco-Bersani sulle liberalizzazioni. «È la dimostrazione - ha commentato il presidente dei senatori Udc Francesco D'Onofrio - che questa maggioranza non è in grado di governare il Paese». Entrambi i testi hanno ricevuto dodici voti favorevoli e dodici contrari, respinti perché il pareggio equivale a una bocciatura. In commissione Difesa, invece, hanno votato in undici contro e in undici a favore del parere sul Dpef. «L'ennesima prova - commenta il vicepresidente della commissione, il senatore di Forza Italia Pasquale Giuliano - della mancanza della maggioranza in un settore di particolare rilievo in questo periodo, come la difesa». Parere favorevole alla parte di competenza sanitaria contenuta nel Dpef, anche se di misura, è arrivato invece dalla commissione Sanità con 11 sì e 10 no. I parlamentari hanno espresso «apprezzamento complessivo delle proposte», ma hanno anche sottolineato che «restano aperte alcune criticità, su cui si dovrà successivamente tornare per rispondere più compiutamente ai bisogni della salute della popolazione». Mentre a Palazzo Madama si assisteva al copione annunciato di una maggioranza ansimante, alla Camera il ministro dell'Economia Padoa Schioppa rispondeva alle domande dei parlamentari nel corso di un'audizione. Sull'ipotesi di uno slittamento per il rientro sotto il 3% del deficit oltre il 2007 «ho trovato le porte chiuse a Bruxelles», ha detto il numero uno di via Venti Settembre. Secondo quanto riferito ieri da fonti comunitarie, l'Unione europea conferma il punto di vista più volte espresso dal commissario agli affari economici Joaquin Almunia: «La nostra posizione è chiara - dicono in Commissione - C'è una scadenza ben precisa e va rispettata. Dunque per noi non ci sono novità». Padoa Schioppa ha sottolineato che l'entità della Finanziaria 2007 (35 miliardi) è «in larga parte condivisa» e ha anche ribadito l'importanza della manovra bis, definendola «la più importante manovra correttiva fatta in corso d'anno». Sulla fiscalità di vantaggio per rilanciare il Mezzogiorno il ministro ha ribadito che è un tema «ben presente» per il governo pur preferendo - ha detto - non fare annunci sul tema. Nell'aula di Montecitorio, Padoa Schioppa ha messo in luce alcuni punti cardine della manovra. L'introduzione di ticket sanitari è «perfettamente contemplabile». In tema di crescita «si può puntare a un tasso del 2%, sarei felice se si arrivasse al 3%». Dalla lotta all'evasione il ministro attende «un risultato notevole. Questo ci permetterà di fare varie cose e tra queste la diminuzione delle aliquote». È necessario proseguire il confronto «intenso» con le parti sociali e con gli enti locali, «il governo dovrà prendere alla fine le sue decisioni, che dovranno essere maturate dopo una piena conoscenza» di tutte le posizioni. Il ministro spiega l'assenza di dettagli nel Dpef sulle modalità con cui intervenire sui quattro comparti di spesa: «È necessaria una interlocuzione intensa con gli enti locali per questioni, per esempio, come la sanità», ha spiegato Padoa-Schioppa. «Il processo di concertazione è già cominciato e deve proseguire». Inoltre, c'è un problema tecnico di approfondimento di come intervenire su alcuni dei settori di spesa.

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