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di GIANNI DI CAPUA L'AFFONDO arriva a metà mattinata.

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Poche parole: «Altro che liberalizzazioni, mi sembra il via all'oppressione fiscale e burocratica». Una frase che scatena subito le reazioni della maggioranza mentre, nella Cdl, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa si smarca e fa sapere che il partito sta valutando la possibilità di votare a favore del decreto Bersani. «Abbiamo ricevuto il testo - dice Cesa arrivando all'Assemblea di Confcommercio - ora lo affronteremo nel dettaglio. L'iniziativa ha la sua validità anche se il metodo è errato perché andavano ascoltate le categorie». Era stato l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti ad aprire le ostilità con una lunga intervista al Corriere della Sera. «Il governo - è la sua tesi - con una mano scioglie maldestramente qualche laccio, ma con l'altra ne annoda strettamente molti di più». Secondo il vicepresidente della Camera se si osserva attentamente il decreto del ministro per lo Sviluppo economico, si svela un'impostazione ben diversa dalla semplice logica liberale: «Le liberalizzazioni sono costruite come coercizioni, la lotta all'evasione è in realtà molto di più, un codice di potere politico e di sudditanza civile». Così, quando Berlusconi arriva all'Auditorium deve solo ricarare la dose. L'ex premier non dice di più, si gode gli applausi della platea e poi, poco prima che prenda la parola il ministro Bersani lascia la sala senza rilasciare dichiarazioni. Ma, dal palco, il «padre» del decreto che sta dividendo l'Italia, non rinuncia alla replica. «A Berlusconi che parla di oppressione fiscale vorrei dire che le nostre misure sono tutte, ma tutte, contro l'evasione e l'elusione» dice Bersani. «Stiamo mettendo in campo - aggiunge - tante possibilità di semplificare. Se Berlusconi ritiene che le misure anti-elusione e anti-evasione si traducano in oppressione, ne prendo atto ma usiamo un vocabolario diverso». A chi gli fa notare come Berlusconi abbia deciso di lasciare la sala dell'auditorium prima di ascoltare il suo intervento, Bersani risponde sorridente: «avrà avuto altri impegni...». E sorridente è anche il presidente del Consiglio Romano Prodi quando i giornalisti gli chiedono di commentare le parole del Cavaliere. «Mi sto divertendo troppo» è la risposta del Professore. Più duri gli attacchi che arrivano dal resto dell'Unione. «Se Berlusconi tacesse - dice il capogruppo del Pdci alla Camera Pino Sgobio - difenderebbe meglio la sua causa, visto che il pacchetto del governo, tra le altre cose, è stato salutato con favore e positività dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani». Gli fa eco il collega dell'Ulivo Franco Monaco: «Non sorprende, ma suscita indignazione: la lotta all'evasione, per Berlusconi, sarebbe oppressione fiscale da Stato di polizia. Del resto, il suo mentore Tremonti, sul Corsera, dà il meglio di sè come avvocato d'ufficio degli evasori, materia in cui, da ministro, è stato attivissimo maestro». Mnetre il deputato della Rosa nel Pugno Roberto Villetti parla di «accuse peregrine». «In Italia - dice - esiste una scandalosa e ampissima evasione fiscale che dimostra in mondo lampante come ci sia stata una insufficienza di controlli, oltre che una diffusa mancanza di responsabilità civica». Forza Italia fa quadrato attorno al suo leader e il coordinatore nazionale Sandro Bondi attacca Prodi: «È un personaggio dell'avanspettacolo più che della politica».

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