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La Rosa nel Pugno perde un «petalo»

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«Ho rassegnato le dimissioni perchè c'era una paralisi dei lavori del gruppo visto che la componente radicale diceva che doveva esserci prima la riunione della segreteria del partito e poi si poteva procedere con i lavori - aveva spiegato Villetti - Io non ero d'accordo visto che il gruppo parlamentare non è che può dipendere dai lavori della segreteria. Ora ci sarà un confronto tra noi e poi con i radicali perchè i problemi vanno affrontati altrimenti la cristi è profonda». Per Villetti, insomma, è inaccettabile che «i socialisti siano trascinati dai radicali, questo invece è quello che sentono i nostri compagni. La Rosa nel pugno è un progetto ambizioso, che ha radici lontane, ma un chiarimento tra le due parti deve avvenire al più presto». I due «petali» della Rosa si sono divisi sullo schema che Villetti aveva presentato: tre commissioni allo Sdi (Antimafia, Rifiuti, Affari regionali) e tre ai Radicali (Infanzia, semplificazione legislativa e Vigilanza Rai per la quale era stato già indicato Marco Beltrandi). Come racconta chi ha partecipato, la frattura è diventata insanabile quando i «pannelliani», in testa Sergio D'Elia, hanno proposto che dovesse essere la segreteria a decidere argomentando che l'organismo è da oltre un anno che non si riunisce. A questo punto i socialisti, con Villetti in testa, hanno deciso che era arrivato il momento di porre in maniera forte la questione più ampia dei rapporti tra le due anime del partito.

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