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«Vogliamo i soldati a casa entro ottobre»

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Il sottosegretario Paolo Cento: «Chiudiamo la base di Nassiriya e riportiamo tutti in Italia»

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È soddisfatto il sottosegretario all'Economia Paolo Cento per le notizie che arrivano da palazzo Chigi. «Il fatto che il governo Prodi abbia messo al primo posto dell'agenda politica il ritiro delle nostre truppe dall'Iraq - dice - è una buona notizia, coerente con quello che avevamo detto in campagna elettorale». A questo punto, però, il problema sembra essere la data di questo ritiro? «Noi aspettiamo con fiducia la proposta che D'Alema e Parisi presenteranno al prossimo Consiglio dei ministri. I vertici delle nostre forse armate hanno detto che i tempi tecnici per il ritiro sono di 60-90 giorni. Questo è il limite temporale che abbiamo. Diciamo che, ragionevolmente, entro ottobre le nostre truppe saranno a casa. Non ci metteremo certo a litigare per dieci giorni in più o in meno». Scusi, ma con il senno di poi, c'era proprio bisogno di tutto questo baccano per un ritiro che, alla fine, precederà di due mesi quello previsto dal governo Berlusconi? «Per noi il ritiro è una priorità e questo è assolutamente coerente con quanto avevamo detto in campagna elettorale. Dopotutto è stata la forza e l'azione del movimento pacifista a spingere Berlusconi ad inserire il ritiro delle truppe nell'azione del suo governo». In che senso scusi? «Noi Verdi abbiamo sempre sostenuto, al fianco del movimento pacifista, la necessità di un ritiro dall'Iraq. Possiamo dire che, nel tempo, questa nostra posizione ha determinato una presa di coscienza per cui, parlare di ritiro, non è più una cosa scandalosa, neanche per Berlusconi». Il sottosegretario alla Difesa Forcieri ha detto che 600-800 militari dovranno rimanere in Iraq per garantire la sicurezza della missione umanitaria. È d'accordo? «La priorità è quella di chiudere la base di Nassiriya e riportare tutto il contingente a casa. Poi i ministeri competenti discuteranno le modalità della missione umanitaria. Se servirà una protezione lo valuteremo tutti insieme, ma non siamo disposti a mascherare una missione militare da missione umanitaria».

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