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Le critiche della CdL al discorso

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Il premier: «L'Italia deve tornare a vincere» I deputati di An: «Allora chiama Moggi!»

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«Allora chiama Moggi!», è la beffarda risposta che si sente echeggiare nell'aula di Palazzo Madama dai banchi di An. Ilarità, e qualche imbarazzo: una scena che dice tutto. Posti in piedi al tavolo del governo e vistosi spazi vuoti nelle file della Cdl: ecco come si presentava il Senato durante l'intervento del presidente del Consiglio Romano Prodi. Un discorso di un'ora e mezza, che ha scatenato più volte la protesta degli esponenti della Cdl, come Alberta Casellati e Lucio Malan. Il leader dell'Unione va avanti incurante delle proteste e legge fino alla fine le 61 pagine del suo intervento. I senatori del centrosinistra applaudono talmente poco che nel bel mezzo del discorso l'ex Guardasigilli Roberto Castelli, ora presidente dei senatori leghisti, ne approfitta per rivolgere un appello ai colleghi della maggioranza: «Dai, almeno una volta applauditelo!...». I senatori del centrosinistra raccolgono l'invito e battono le mani al presidente del Consiglio per 13 volte in 90 minuti. L'unico applauso davvero bipartisan arriva però quando Prodi rivolge il suo saluto all'ex capo dello Stato Ciampi, seduto in prima fila, ai banchi che di solito sono destinati ai senatori a vita. Ad ascoltare Prodi c'è anche un «ex» eccellente: Gianni Letta, che guarda da lontano il nipote Enrico. Prodi va avanti come un treno, imperturbabile alle critiche: solo una volta si concede una replica, quando si alzano grida dai banchi di An. Il presidente del Senato Marini, che cerca di riportare al silenzio i parlamentari del partito di Fini, prima riprende Gustavo Selva che invece non c'entrava nulla. Quindi aggiunge: «se non è Selva è un altro... Ah ecco senatore Tofani! Basta con le interruzioni!». È a questo punto che Prodi, senza fare una piega, alza lo sguardo dal foglio del suo intervento e dice con aria polemica: «Nessuna interruzione, semmai è una continuazione...». Tra le critiche e le polemiche, da segnalare quella che ha avuto come protagonista Lucio Malam, di FI, che ha reagito all'accenno di Prodi all'Iraq. «Presidente, le chiedo formalmente per il bene del Paese, come recitava il titolo del suo programma elettorale, di domandare scusa al Presidente Ciampi e ai nostri soldati», dice Malan. L'esponente azzurro, componente del consiglio di Presidenza del Senato, ce l'ha in particolare con le parole pronunciate dal premier sulla missione militare in Iraq, in riferimento alla quale ha più volte usato l'espressione «guerra». «Domandi scusa perchè noi non siamo andati in guerra», ha insistito Malan, che ha ricordato come Ciampi, da Capo dello Stato, aveva dato atto della natura di pace della missione, seguita a un preciso indirizzo dell'Onu.

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