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Nasce il governo Prodi, poltrone per tutti

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Per non scontentare nessuno il leader dell'Unione ha nominato 25 ministri, uno in più di Berlusconi

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Sei donne (il 24% dei ministri), il triplo del Berlusconi III, ma cinque senza portafoglio. Venti deputati, solo 2 senatori, 3 «tecnici». E ancora: 9 ministri Ds, 6 della Margherita, 2 prodiani (più Padoa Schioppa e Amato), uno ciascuno a Prc, Idv, Udeur, Verdi, Rosa nel Pugno e Pdci. Cinque ministeri «spacchettati», uno «accorpato». Sono i numeri del secondo governo Prodi. Rispetto al primo del Professore non è cambiato molto, 40 ministri e 3 donne in più. Dieci anni fa c'erano Ciampi e Napolitano, ora al loro posto Padoa Schioppa e Amato. 25 MINISTRI. Il governo Prodi si presenta con un ministro in più del Berlusconi III e 4 in più del Prodi del 1996. Otto dei ministri del Professore sono senza portafoglio. DONNE. Sono 6 le donne ministro, ma una sola con un incarico pieno (Livia Turco alla Salute). Mentre Linda Lanzillotta, Emma Bonino, Barbara Pollastrini, Giovanna Melandri e Rosy Bindi sono ministri senza portafoglio. Il nuovo governo eguaglia il primato messo a segno nel '99 dall'esecutivo D'Alema quanto alla presenza femminile con 6 rappresentanti, di cui 3 «new entry» (Bonino, Lanzillotta e Pollastrini). Le donne ministro del governo Prodi sono il triplo di quelle del governo Berlusconi, che ne contava solo 2: Prestigiacomo e Moratti. EX PREMIER. Un governo con 3 ex premier (Prodi, D'Alema e Amato) ma fatto di «matricole» per il 60%. Sono infatti 14 su 25 i ministri alla prima esperienza nell'incarico. Non solo. In più c'è Francesco Rutelli, che fu già nominato ministro (dell'Ambiente) nel governo Ciampi nel 1993, ma che si dimise poche ore dopo per il «nò» della Camera all'autorizzazione a procedere per Bettino Craxi. E ancora, Massimo D'Alema: due volte presidente del Consiglio (1998-2000), ma mai ministro. MATRICOLE. Le matricole vere e proprie sono Arturo Parisi (sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Prodi nel '96), Tommaso Padoa Schioppa, Beppe Fioroni, Paolo Gentiloni, Fabio Mussi, Cesare Damiano, Paolo Ferrero, Alessandro Bianchi, Vannino Chiti, Luigi Nicolais, Linda Lanzillotta, Emma Bonino, Giulio Santagata, Barbara Pollastrini. «TRASLOCHI». Sono invece già stati ministro, ma cambiano dicastero, Giuliano Amato, Clemente Mastella, Livia Turco, Giovanna Melandri, Rosy Bindi e Alfonso Pecoraro Scanio. FOTOCOPIA. Incarico fotocopia, poi, per tre ministri di Prodi: Pierluigi Bersani alle Attività Produttive, Antonio Di Pietro alle Infrastrutture e Paolo De Castro alle Politiche Agricole. SENATORI. Venti deputati, solo due senatori (Clemente Mastella e Livia Turco), tre non parlamentari. Che i deputati sarebbero stati più dei senatori era «stranoto», vista l'esiguità del margine di maggioranza a Palazzo Madama. Si era anche detto che i membri del governo senatori si sarebbero dimessi, ipotesi però scartata certamente da Mastella e probabilmente anche da Turco. «TECNICI». I tre «tecnici» sono Padoa Schioppa , Nicolais e Bianchi. PARTITI. Nove i ministri indicati dai Ds; 6 della Margherita, 2 prodiani, uno ciascuno per gli altri sei partiti della maggioranza: Prc, Idv, Rosa nel Pugno, Pdci, Verdi, Udeur. In più ci sono Giuliano Amato, eletto deputato nell'Ulivo, e Tommaso Padoa Schioppa. Sono 5 i ministeri «spacchettati» e uno quello «accorpato» nel nuovo governo, dove si registra un grande via vai di deleghe rispetto al precedente. I ministeri divisi in due o più competenze sono: Attività Produttive (ora Sviluppo Economico), che perde Commercio Estero (che va con le Politiche Europee) e il Turismo (ai Beni Culturali); Infrastrutture, che perdono i Trasporti; Beni Culturali, che perdono lo Sport; Istruzione, che perde Università e Ricerca Scientifica; Welfare, da cui sono stati «ricavati» tre ministeri: Lavoro, Politiche Sociali e Politiche della Famiglia. Infine, sarebbero stati accorpati in una sola responsabilità ministeriale gli incarichi per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme.

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