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Tra Ds e Margherita è scontro sui vicepremier

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D'Alema vorrebbe essere l'unico, ma Rutelli non molla. Per Prodi una partita difficile da risolvere

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«Il governo è praticamente fatto - aveva detto -. Ci sono due o tre variabili che andranno messe a punto». E non mentiva, semplicemente dimenticava di dire che, quelle due o tre variabili non solo erano determinanti per la composizione definitiva della squadra di governo, ma erano anche il sintomo di uno scontro ben più ampio: quello tutto interno all'Unione tra Ds e Margherita. Uno scontro che anche ieri, nonostante l'intenso lavoro del Professore, non sembra essersi risolto. I motivi della diatriba sono noti. La Quercia, in particolare la parte dalemiana del partito, imputerebbe alle nascoste trame di Rutelli (e in parte dello stesso Prodi) la mancata elezione del «leader Maximo» al Quirinale. Per questo, ora che la partita del governo è entrata nel vivo, D'Alema vorrebbe togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Sul fronte opposto, ovviamente, nessuno ha intenzione di trasformarsi in terra di conquista per i Ds e così, lentamente, le posizioni si sono irrigidite. Il nodo principale dello scontro sarebbe la questione dei vicepremier. Anche ieri la Velina Rossa di Pasquale Laurito (vicina al presidente dei Ds), che mercoledì aveva attaccato Rutelli per «l'affaire D'Alema», ha lanciato un altro segnale. «Ha ragione Massimo D'Alema - ha scritto Laurito - quando dice che sarebbe meglio che i dirigenti che occuperanno posti di responsabilità nell'esecutivo tengano soltanto quella carica, agendo solo come consiglieri nella fase che porterà al congresso per passare dalla Quercia al partito democratico». Parole che sembrano avere due destinatari. Da un lato Piero Fassino ormai in procinto, dicono i ben informati, di rinunciare al governo per restare al vertice della Quercia (la decisione potrebbe essere annunciata già stamattina dopo la riunione della segreteria Ds). Dall'altro lo stesso Rutelli che, secondo indiscrezioni, dovrebbe raccogliere la poltrona di vicepremier, quella di ministro del Turismo (o della Soft economy come ha detto ieri il diellino Ermete Realacci) e tutto questo senza lasciare la guida del partito. Un po' troppo per i Ds che, anche ieri, durante l'incontro tra Fassino e il Professore, avrebbero rilanciato la loro proposta: D'Alema ministro degli Esteri e unico vicepremier o, in alternativa, nessun vicepremier. In verità, secondo le voci che circolano a via Nazionale, la vera mente di questa operazione non sarebbe affatto Fassino (che anzi non avrebbe nessun problema ad accettare il vecchio schema di due vicepremier proposto da Prodi) quanto D'Alema che, come più volte ribadito, non ha nessuna intenzione di «fare il secondo di nessuno». Men che meno di divedere una poltrona con il «bello guaglione» che, come diceva sempre ieri la Velina Rossa, ha fatto proprio lo slogan «Distruggerò la Quercia». E per giustificare la propria richiesta la Quercia avrebbe avanzato anche un'obiezione tecnica. «In fondo - dicono al Botteghino - abbiamo già dato vita al gruppo unico dell'Ulivo e, in futuro, daremo vita al partito democratico. Che motivo c'è di assegnare un vicepremier a testa?» Ma la proposta diessina è ovviamente considerata «irricevibile» dalla Margherita che anzi rilancia: «Rutelli ha già accettato una delega minore per fare il vicepremier. Questo è tutto. Non si tratta». Anzi, secondo via del Nazareno, dovrebbero essere i Ds, che hanno ottenuto di portare un loro uomo sul Colle, a fare un passo indietro. Per questo avrebbero avanzato l'ipotesi che la delegazione della Quercia al governo subisse una diminuzione passando dai 9 ministeri richiesti a 7. Su questo punto, però, ieri è sceso in campo direttamente Fassino. «I vertici istituzionali hanno una loro dinamica - ha detto il segretario Ds intervistato da Repubblica radio -, la formazione del governo in genere rispecchia e non si discosta dai rapporti di forza elettorali. Il fatto che Napolitano sia stato eletto non significa che i Ds debbano rinunciare a posti nel governo, è un ragionamento insensato e astratto». Così, alla fine, la Quercia dovrebbe m

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